Orrore a Terni: bambino disabile rinchiuso come un animale e picchiato da madre e compagno tossicodipendenti

Un bambino di sei anni, affetto da una malattia genetica rara che comporta, tra le altre cose, un grave ritardo neuromotorio, costretto a stare tutto il giorno in un box, picchiato in continuazione, anche solo per aver chiesto dell’acqua o del cibo. Scene di orrore quotidiano, andate avanti per tanto tempo, fin quando la polizia di Terni non ha arrestato, il 30 aprile scorso, la madre del bambino e il suo compagno: 35 anni lei e 27 lui, entrambi originari di Rieti, residenti a Terni, disoccupati e tossicodipendenti.

Partite da una segnalazione anonima, le indagini hanno permesso di accertare come i due malmenassero in continuazione il bambino, apostrofandolo con insulti di ogni genere, tenendolo sempre nel box, divenuto ormai per lui una vera e propria gabbia e nutrendolo a mala pena. Schiaffi e pugni, sempre sulla testa, anche se chiedeva solo da bere, insulti rivolti anche all’altra figlia della donna, una bambina di 5 anni, che però non risulta sia stata picchiata.

L’inferno cominciava nel primo pomeriggio, al ritorno dalla scuola: il bambino veniva messo immediatamente nel box e se provava a chiedere qualcosa, il compagno della madre, imprecando, gli premeva la mano sulla testa, schiacciandolo verso il basso fin quando non stava zitto; il poco cibo per cena gli veniva dato in piedi, sempre nel box. Inoltre, la coppia, peraltro affiatatissima, si drogava in casa, iniettandosi le sostanze stupefacenti davanti ai figli.

Al termine dell’attività investigativa il Gip del tribunale di Terni, Pierluigi Panariello, su proposta del Pm, Elisabetta Massini, ha ritenuto che gli elementi indiziari raccolti erano plurimi, gravi, precisi e concordanti e che non necessitavano di ulteriori accertamenti ed ha perciò disposto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con isolamento giudiziario, provvedimento che è stato eseguito con il supporto del personale della stazione dei carabinieri di Papigno.

I due bambini sono stati affidati temporaneamente, con il consenso del padre, ad una casa famiglia, in attesa delle determinazioni del giudice del tribunale per i Minorenni dell’Umbria.

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