Perugia: uomo entra negli uffici della Regione, spara a due impiegate uccidendole e si suicida

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Perugia Fontivegge

Orrore a Perugia, nel palazzo del Broletto che ospita uffici della Regione Umbria. Un imprenditore 40enne perugino armato di pistola ha sparato ed ucciso due impiegate, poi con la stessa arma si è tolto la vita. E’ accaduto intorno a mezzogiorno e la causa sarebbe un finanziamento da 160 mila euro che riteneva di dover ricevere dalla Regione ma che era stato temporaneamente bloccato in attesa dell’espletamento di alcune pratiche burocratiche.

Inferno nel palazzo. L’imprenditore, Andrea Zampi, si è presentato all’ingresso consegnando i documenti, quindi ha chiesto alla vigilanza dove trovare gli uffici che si occupano di accreditamento. E’ salito fino al quarto piano e nel corridoio ha urlato più volte “mi avete rovinato la vita, siete tutti massoni”, ha estratto la pistola, una Beretta nove per 21 semiautomatica regolarmente denunciata, ed ha sparato qualche colpo in aria. Ha guardato alcuni terrorizzati dipendenti ed ha detto: “A voi non vi sparo”. Quindi è entrato in uno degli uffici. Nel frattempo nel palazzo è scoppiato il terrore, diversi dipendenti si sono barricati nelle stanze e nei bagni. Qualcuno si è anche nascosto sotto alle scrivanie. Nel frattempo Zampi entrato in una sala riunioni, ha gettato dei fogli scritti al computer sulla scrivania dove si trovavano due impiegate, ha puntato la pistola contro di loro e in rapida successione ha sparato ad entrambe. E’ poi uscito dalla stanza dicendo: “Ne ho ammazzate due…adesso non rimane che uccidermi”. E’ entrato in un’altra stanza, ha rivolto l’arma contro se stesso e ha fatto fuoco morendo sul colpo. Anche una delle donne è morta quasi sul colpo, l’altra poco dopo, nonostante i tentativi dei sanitari di salvarla sul posto. Nel giro di pochi minuti di inferno e follia, in cui Zampi ha sparato una decina di colpi, tre persone hanno così perso la vita.

Il finanziamento bloccato. A muovere il killer-suicida il blocco di un finanziamento da 160 mila euro che sarebbe spettato all’azienda di famiglia. Per mancanza dei requisiti previsti dalla legge, infatti, la Regione aveva da poco revocato l’accreditamento all’agenzia di formazione dei genitori di Andrea Zampi, facendo quindi perdere il diritto al finanziamento. Un provvedimento comunque provvisorio come emergerebbe dal Bollettino ufficiale della Regione Umbria pubblicato oggi. La temporanea revoca dell’accreditamento era dovuta ad una procedura burocratica: l’azienda sarebbe dovuta essere sottoposta a una “verifica in loco”.

L’accreditamento all’azienda, impegnata nella formazione del settore moda, era stato revocato nel 2009 e 2010 per irregolarità nella documentazione. Era stata di nuovo accreditata alla fine del 2011 e – secondo quanto si è appreso – ora erano in corso le verifiche per il mantenimento dello stato. Così come per tutti gli altri soggetti interessati.

Daniela Crispolti
Daniela Crispolti, una delle due impiegate vittime della sparatoria nel palazzo della Regione

Le vittime. A morire sotto i colpi di Zampi, due impiegate: Margherita Peccati, 61 anni, di Città di Castello, era ormai prossima alla pensione; Daniela Crispolti, 46 anni, originaria di Todi aveva un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, il cosiddetto Cococo, una precaria assunta a tempo determinato.

“Margherita e Daniela erano due che se potevano fare qualcosa per risolvere i problemi lo facevano. Con professionalità ma anche educazione ed umanità”: Anna Lisa Doria è coordinatrice dell’area welfare della Regione Umbria dove lavoravano le due impiegate uccise oggi. E’ sconvolta ma accetta di parlare delle due colleghe con l’Ansa. “Lo devo fare per loro” dice.

“Due impiegate e persone modello” le descrivono i loro colleghi. “Margherita la conoscevo da tempo – dice la dottoressa Doria – ed era un ottimo funzionario. Attenta al lavoro, al quale dedicava tempo ed energia. Aveva ormai davanti a sé uno o due anni di servizio, poi sarebbe andata in pensione”. Il suo ruolo era di funzionaria responsabile del servizio istruzione e accreditamento della Regione. “Aveva un marito – spiega ancora la coordinatrice della Regione – e un figlio giovane. Li ho visti dopo la tragedia e sono sconvolti. Non riescono a capire perché è successo tutto questo”. Sul piano umano, Margherita Peccati viene definita “gradevole, a modo”.

Così come la sua collaboratrice Daniela Crispolti, assunta da poco tempo con un contratto a tempo determinato. “Un ottimo elemento – sottolinea ancora Anna Lisa Doria – competente e scrupolosa. Anche lei gentile e collaborativa. Molto attenta alle problematiche tecniche che si potevano presentare nel suo ambito. Insomma – ribadisce Anna Lisa Doria con la voce carica di tristezza – due che se potevano fare qualcosa lo facevano”.

L’azienda di Zampi. Stilista di moda, designer, modellista, ma anche taglio e confezione: questi i corsi organizzati dall’azienda “Progetto moda”, centro di formazione professionale abbigliamento, moda e costume, della famiglia di Andrea Zampi. Sul sito dell’azienda “l’associazione Progetto moda” offre “la propria esperienza e le proprie professionalità a disposizione di tutte le aziende che intendono riqualificare o aggiornare il proprio organico. Nei laboratori all’avanguardia dell’Associazione – è scritto – è possibile organizzare corsi personalizzati ritagliati sulle esigenze di ogni singola azienda”. Ma la grafica e le immagini del sito appaiono un po’ datate, così come le foto delle sfilate organizzate dall’azienda, la più recente delle quali risale al luglio 2011.

I messaggi lasciati da Zampi. Il quarantenne ha lasciato una serie di messaggi ai genitori, a sfondo religioso, e un testamento. Dai documenti emerge la conferma che il movente del duplice delitto è legato alla pratica di accreditamento dell’azienda di famiglia. Sul foglio lasciato dall’uomo sulla scrivania delle due impiegate uccise sono invece scritte delle preghiere. “Gloria a Dio” sarebbe scritto in un altro dei fogli. Nel testamento invece Zampi chiede di essere cremato. Si tratta di tutti elementi che fanno ovviamente supporre che la folla azione omicida-suicida sia stata premeditata e pianificata.

La delusione di Zampi in un’intervista. Lo scorso dicembre Andrea Zampi era stato intervistato dagli studenti della scuola di giornalismo Rai di Perugia per un’inchiesta su corsi di formazione e finanziamenti. Manifestando la sua preoccupazione per una burocrazia che aveva sospeso i fondi già stanziati per lui, diceva: “Mi mancavano tre cartellini, libretto di fumo, macchine in movimento, una cavolata… mi hanno tolto un accreditamento e di conseguenza i 160 mila euro di finanziamento approvato”. “Potremmo dire: è stata una bella botta”, aveva replicato l’intervistatore. “No, io sono finito”, aveva aggiunto Zampi che poi aveva accusato la politica locale: “Come ben sapete qui la politica comanda tutto… comunisti, sinistra, Pds… chi comanda sono tutti loro. Da quando è successa quella cosa non sono stato più bene, ho avuto un problema per l’ingiustizia ricevuta”.

Il ricordo del parroco. “Era un ragazzo buono, Andrea, che partecipava in modo attivo alla vita sociale della parrocchia. Quello che è successo stamattina è veramente una tragedia che nessuno di noi si aspettava”: monsignor Antero Alunni Gradini è il parroco di Casaglia, località di poche anime alle porte di Perugia dove abitano da diversi anni i genitori di Andrea Zampi.

Monsignor Gradini, 90 anni ben portati, si dice “profondamente turbato da questa disgrazia, che ha toccato ed emozionato la nostra comunità”. La famiglia Zampi, a Casaglia, la conoscono tutti: “Vengono sempre a messa e a pregare”, dice commosso il parroco, che li definisce “una famiglia composta di persone buone”. Poi è lo stesso monsignore ad accennare al “periodo di difficoltà giovanile attraversato da Andrea”, che il parroco aveva “da qualche tempo perso di vista”. L’impegno nell’azienda “lo assorbiva parecchio, anche se il padre, per molti anni, gli ha dato una grossa mano”.

Ossessione per l’azienda. In molti, a Perugia, ricordano che la madre di Andrea aveva un negozio di taglio e cucito nel centro storico. Per il quarantenne il buon andamento dell’azienda “Progetto moda” era diventata più che una semplice preoccupazione, un’ossessione. Diverse testimonianze (tra cui quelle di alcune associazioni economiche alle quali si era rivolto negli ultimi mesi) descrivono Zampi in stato di angoscia negli ultimi mesi per le sorti dell’azienda, ed alcune persone con cui aveva parlato ne ricordano le espressioni di risentimento nei confronti degli enti pubblici con cui aveva a che fare come imprenditore. Il suo gesto di stamani, ed i messaggi che avrebbe lasciato ai genitori per motivarlo, sono la testimonianza di quanto questo disagio fosse diventato grave.

Smentita di portavoce Marini. Franco Arcuti, portavoce della presidente della presidente umbra Catiuscia Marini, smentisce “categoricamente che ci fosse qualsiasi pendenza di finanziamento o quant’altro da parte della Regione nei confronti dell’azienda della famiglia di Andrea Zampi”. “Si continua a fare confusione – sottolinea Arcuti – rispetto a un presunto finanziamento vantato dall’omicida-suicida nei confronti della Regione. Smentisco categoricamente. Preciso inoltre che il servizio cui appartenevano le nostre due povere vittime si occupavano esclusivamente dell’accreditamento a svolgere attività di formazione da parte delle ditte che ne fanno richiesta. Dunque è assolutamente priva di qualsiasi fondamento che sia stato negato qualcosa che non poteva essere negato perché non ci competeva. Diffidiamo chiunque dal continuare ad attribuire a queste due povere vittime atti che non competevano loro. Ciò anche – conclude Arcuti – nel rispetto del dolore dei familiari e soprattutto della funzione che esse svolgevano”.

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