Riordino province, altri 5 Comuni dicono ”no” a Terni: ”Proposta senza logica, fortemente contrari”

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Ormai è un coro unanime: “no” a Terni. La lista dei Comuni umbri che bocciano l’ipotesi di lasciare la Provincia di Perugia per approdare in quella di Terni cresce di giorno in giorno. Oggi si registrano i rifiuti dei sindaci di Città della Pieve, Piegaro, Collazzone, Fratta Todina e Monte Castello di Vibio.

Per Riccardo Manganello, primo cittadino di Città della Pieve, “a Perugia abbiamo i nostri riferimenti istituzionali, economici, lavorativi e culturali. Tutto questo non si cancella con aleatorie e improbabili proposte estive che somigliano più a leggende metropolitane”.

Andrea Caporali, sindaco di Piegaro, sottolinea la distanza geografica e culturale con Terni e crede sia giunto il momento di far esprimere i diretti interessati: “Finora se ne è parlato solo attraverso i media senza far intervenire cittadini e amministrazioni comunali”.

Francesco Bennicelli, primo cittadino di Collazzone: “L’amministrazione comunale è fermamente contraria ad ogni ipotesi di passaggio del proprio territorio alla Provincia di Terni. Molto meglio una più forte e unica provincia umbra”.

Il sindaco di Fratta Todina, Maria Grazia Pintori: “Non credo abbia senso il passaggio con Terni. Siamo più vicini a Perugia e per i nostri cittadini sarebbe un cambiamento inopportuno, nessuno capirebbe”.

Roberto Cerquaglia, sindaco di Monte Castello di Vibio: “E’ un’ipotesi che non mi sembra avere una logica. Per motivi storici e geografici siamo legati a Perugia”.

Questi 5 Comuni vanno quindi ad aggiungersi a Marsciano, Spoleto, Todi, Gualdo Cattaneo, Preci, Vallo di Nera, Cascia, Sant’Anatolia di Narco, Cerreto di Spoleto, Poggiodomo e Norcia che nei giorni passati avevano già rifiutato ogni apparentamento con la città dell’acciaio. I lavori per il riordino procedono quindi in un clima surreale: i rappresentanti istituzionali stabiliscono calendari e tabelle di marcia, incontri con Upi e Regioni, senza commentare la valanga di “no” che sono già arrivati sull’ipotesi del riequilibrio delle due province.

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  • Andred

    finché lo dicono Città della Pieve, Collazzone ecc,…niente di scandaloso …ma comunque…chi gliel’ha chiesto? Si sapeva in partenza che non sono territori a noi vicini in nessun modo..perché sono stai messi in mezzo? 

  • Massimo

    Il Governo nazionale, quando si è trattato di  riordino delle provincE, non ha consultato i sindaci o la popolazione interessata. Adesso basta con queste polemiche DI BASSA LEGA. A mio parere, l”Umbria andrebbe razionalizzata, dal Governo regionale, in 2 aree, nord e sud, e che parli la cartina geografica che, come per magia, corrisponde anche ai dialetti. Una nuova denominazione delle Province mi sembra, viste le reazioni di questi giorni, indispensabile. Se i 2 capoluoghi devono continuare ad essere le 2 città più popolose, mi sembrerebbe opportuno cambiare il nome alle 2 provincie, sul modello di altre Regioni (v. la nuova provincia della “Romagna”). Dato il livello del dibattito in corso, le reazioni contro Terni mi sembrano infatti solo campanilistiche….E ciò permetterebbe a questi “ribelli alla ternanità” di digerire una riforma che, è bene ricordarlo, rimane meramente AMMINISTRATIVA. Vero è che è lecito obiettare di non sentirsi ternani, ma sarebbe alquanto difficoltoso dimostrare che non ci si trovi nell’Umbria meridionale, e che invece dell’articolo “il” si usa “lu”…E per una volta cerchiamo di prendere l’esempio della Germania, Stato federale che per ottimizzare la ricezione di fondi e risorse ha “parcellizzato” il proprio territorio in una miriade di unità amministrative….altro che “macroregioni” ….

    • Todi

      Lu noi non lo diciamo!
      Comunque se vogliamo parlare di razionalizzazione e prendere esempio dalla Germania, in umbria non ci dovrebbe essere nessuna provincia e ti dirò di più non dovrebbe esistere neppure la regione. L’italia andrebbe organizzata in 4 o 5 macro aree come succede in germania……Gli unici enti da salvare sono i Comuni che rappresentano più da vicino il territorio, dove i cittadini si sento meglio rappresentati e dove possono avere un rapporto più diretto con l’amministrazione, magari razionalizando e accorpando quelli più piccoli in comuni medio grandi.
      Uno di Todi

      • Alessandro

        Voi di Todi non lo direte, ma tutta la Valnerina (che è tra l’altro il fiume che da il nome a Terni e a Narni, per chi nell’alto tevere l’avesse dimenticato) e lo Spoletino – Folignate lo dicono eccome.  Non è che lo diciamo solo noi a Terni, e tutto il resto dell’Umbria parla “perugino” (su questo penso saremo tutti d’accordo).

        Per il resto ..  concordo con la conclusione.  I comuni sono quelli che custodiscono l’identità, e restando quelli, ogni comune città è libero di instaurare progetti e collaborazioni con chi si sente più affine o condivide strategie, senza impastarsi in confini provincial-regionali che blindano tutto. Così magari, a parità di distanza, Terni può preferire fare accordi con Rieti anziché Todi, o con Spoleto anziché Orvieto.

        Considerato che l’Umbria è relativamente piccola, e sta in piedi solo come “Signoria” di Perugia e come manifestazione del suo potere e della sua volontà di isolamento, considerato che per le nostre dimensioni regionali, demografiche, per la nostra perifericità dobbiamo cmq appoggiarci ai vicini, non sarebbe male se questa regione, che in 40 anni ha raggiunto il più alto numero di dipendenti pubblici pro-capite, fosse abolita, e anche il numero delle regioni razionalizzato. Poi ogni comune è libero di muoversi come meglio crede, che si chiami Perugia, terni, Todi, Orvieto, Spoleto, Foligno, Norcia, Vallo di nera e via discorrendo.  Ma sono ancor più fermamente convinto che tal disegno starebbe bene a tutti i cittadini di tutte le città dell’Umbria tranne che a quelli di una …. Perugia. Perché se scompare l’Umbria, scompare l’alto tenore di vita di Perugia, alle spalle di tutti noi “veri” umbri.

      • Massimo

        Ma…io c’ho casa dei miei nonni a Colvalenza e “lu” campo a Fratta Todina da circa 30 anni… penso ormai di conoscere la parlata tuderte…compresa quella di numerosi studenti della città di Jacopone a cui ho avuto modo di insegnare. Comunque non volevo urtare la sensibilità di nessuno..specilamente quella relativa al proprio dialetto. La Germania non è affatto organizzata in Macro-Regioni…pensa che al Consiglio dell’Ue possono sedere anche, rationae materiae, rappresentanti di vere e proprie Città-stato, come le c.d. città “extracircondariali” (v. Friburgo) Se le Regioni non sono importanti, come mai nell’Unione europea è stato creato, in applicazione del Trattato di Maastricht del 1992, il Comitato delle Regioni? Sapete chi vi siede e di cosa si occupa? Allo stesso modo, proprio negli anni ’90 è stata inaugurata la c.d. politica di sviluppo regionale europea, ossia la famosa “politica di coesione” dei fondi strutturali. Avete idea di quale sia l’importanza dell’ente Regione in tutto ciò? La crescita del ruolo delle rappresentanze delle autorità regionali locali ha conosciuto il suo boom in sede internazionale proprio in risposta ai processi di globalizzazione, tanto che in dottrina si parla spesso di “glocalizzazione”. E, da allora,  studi come quello della Fondazione Agnelli sulle macroregioni sono inevitabilmente stati messi in cantina, salvo essere ogni tanto rispolverati da qualche buontempone…purtroppo anche a livello nazionale.

        • Alessandro

           Anche mia zia che è di Montenero, frazione di Todi, pur con qualche differenza, ha una forte affinità di linguaggio con quello che si parla qui. Senza fare dispute culturali, però questi confronti sono utili, anche per conoscerci tutti meglio, che ultimamente siamo tutti presi nel nostro feudo, e spesso non vediamo oltre il proprio naso. E magari denunciamo, quando ci interessano da vicino, questioni che magari altri hanno subito per anni. Un esempio stupido ma attuale. i cittadini di marsciano e città della pieve giustamente rivendicano la loro vicinanza geografica e culturale a perugia, e a marsciano sottolineano che alcune frazioni sono a 5 km da Perugia, quindi non avrebbe senso stare sotto Terni. Giustissimo (io non so poi chi ha ideato e diffuso questa storia di marsciano e città della pieve che è proprio sconclusionata). Però questi signori, non so se hanno mai fatto caso, forse no perché non hanno mai guardato al di fuori di perugia e dei propri comuni, che la provincia di Perugia, tramite il comune di Spoleto, arriva a 7 km dal centro di terni, e a 3-4 dalla sua periferia. Così come nessuno si è mai posto il problema che per ragioni di contiguità culturale e linguistica la valnerina, spoleto, se guardiamo alla lingua anche foligno, per andare addirittura fuori regione verso il reatino. Se dovesse essere esistita una provincia basata su parametri linguistici, la vera umbria, che si prende almeno mezza regione e una fetta importante del lazio, un tempo umbria, come la sabinia, sarebbe addirittura più grande di quella di perugia.

          Poi si potrebbe continuare con altri esempi sfiziosi. leggevo da uno spoletino che voleva il mantenimento dello status quo perché nulla sarebbe cambiato, che loro con terni non hanno nulla in comune, perché c’è la Somma in mezzo. Allora, primo cosa ci fanno quelle frazioni che stanno di qua della somma a ridosso della periferia di terni (i cui locali, come a mulinaccio campano perchP civanno i ternani?). Secondo, se la montagna nel 2012 è un problema insormontabile, com’è che Spoleto per secoli ha dominato sulla valnerina, mettendola a ferro e fuoco? Non è Somma ma sempre montagna c’era, che hanno dovuto costruire una ferrovia alpina (la spoleto norcia) per collegare Spoleto e Sant’Anatolia e fino a 10 anni, quando non c’era il traforo, ancora bisognava passare con l’auto per i tornanti di grotti lungo la via da piedipaterno…

          Volendo si potrebbe continuare con Norcia e territori affini. Quando nel 1850 iniziò il grandi dibattito sulle strade ferrate, e la prima via per la roma ancona fu individuata nella valnerina, poi deviata su foligno fabriano perché attraversava territori più popolati, Norcia fece ferro e fuoco per avere una ferrovia che la collegasse a terni. Il dibattito prosegui per decenni. Quando a Terni si costrui la tramvia per ferentillo, e per collegare tutte le fabbriche alla stazione, tutti i comuni della valnerina si costituirono in comitato per prolungare i binari fin alssu e Norcia fu la più agguerrita. Poi, solo poi, vista la non economicità di prolungare iltram, un mezzo lento a gittata urbana e suburbana, fin lassù, allora poi si passò alla spoleto – norcia. Ma per decenni Norcia voleva legarsi  a Terni, che era la via naturale e anche la città che in quel tempo aveva il maggior sviluppo, mentre spoleto dopo una grande storia era in declino. Ora a sentire il sindaco di Norcia, i loro territori sono affini a Spoleto (ci sta), foligno e anche perugia. Tra un po’ anche con Firenze … con tutti tranne che con Terni. Nemmeno ci fosse il muro di berlino tra ferentillo e scheggino (poi però la comunitò montana annovera anche stroncone, ferentillo, arrone …. e il ternano parco fluviale del nera). A quanto è corta la memoria e quanto è brutta l’ignoranza… e come è bello girare la frittata ad uso e consumo.

      • Andred

        aldilà dei dialetti (comunque il vostro non ha alcuna attinenza col perugino e questo me ne darete atto) , il fatto è che per L’Umbria non si prospetta l’alternativa dell’abolizione di tutte e due le province. Questa soluzione, la più equa per le piccole regioni, non è prevista dai “tecnici” del governo, che ritengono la presenza di una provincia coincidente con la regione un risparmio!!!!!! 
        Quindi salvo smentite , la mostruosità amministrativa e giuridica della regione-provincia è alle porte purtroppo. Ovviamente contenti tutti coloro che con perugia ci mangiano a 4 ganasse, compresi alcuni ahimé miei concittadini ternani 

        • Alessandro

           Andred … per come la vedo io, la strada del riequilibrio provinciale come si sta ponendo è impercorribile e se per assurdo si concretizzasse, viste le premesse, con concessioni varie e malcontenti diffusi, rischierebbe di sortire un danno maggiore del beneficio; magari cediamo l’ASL a Foligno, stiamo a battibeccare con Foligno per qualsiasi stupidaggine depotenziando la provincia, poi magari tra due anni esce fuori un’altra spending review dove si sancisce che tutte le provincie vanno eliminate, perché devono raccimolare quattrini; così noi per mantenere un qualcosa che forse oggi per Terni, domani per tutti, ha i giorni contati, ci imbarchiamo in un difficile equilibrismo che scontenta tutto e penalizza tutti i territori. Anche perché in questo equilibrismo ipotetico Terni – Foligno, chi ci rimette è Spoleto nel mezzo, che è l’unico comune i cui cittadini ci considerano come un territorio foriero di sviluppi, in cui non sarebbe disonorevole passare, anzi come tentativo di riscatto. Se terni da un lato e Foligno dall’altro tirano la corda, Spoleto si strozza .. è perdiamo l’unico riferimento valido nei dintorni. E non possiamo permetterci questo.

          Visto lo stato delle cose, se la politica ternana vuole dimostrare di valere qualcosa, e voler bene al suo territorio, e non solo alle poltrone mantenute dalla sua targa, deve muoversi in altra direzione. La spending review delega alle regioni la possibilità di riordinare le province, ma ciò in Umbria non appare possibile per i motivi che sappiamo. Nulla però vieta che il CAL, l’organismo regionale delegato dalla Regione Umbria, ravvisi che, nella situazione particolare dell’umbria, data la sua modesta estensione e limitata incidenza demografica, dato che motli sono concordi nel fatto che una provincia unica coincidente con i territorio regionale sia destabilizzante per gli equilibri futuri … non ritenga che stante le cose, e ascoltati i pareri dei rappresentanti di tutti i territori, possa benissimo fare a meno delle province, riorganizzandosi in aree vaste di unioni di comuni (già Foligno ieri ha lanciato un segnale in tal senso di rafforzare l’area Foligno – Spoleto – Valnerina). Se molti la pensano così (e direi quasi tutti, tranne qualcuno a Perugia la pensa cosi) bisogna battagliare affinché entrambe le provincue umbre siano abolite. Ti tiri subito dietro  Foligno (che da quando ha perso il sogno della terza provicia si batte per l’abolizione di tutte le province stesse), ma anche Spoleto e direi tutti gli altri territori che ormai vedono le provincie come un retaggio del passato. Questa è la battaglia che deve fare Terni, ed è su questa che deve trovare la condivisione degli altri territori. E così facendo,  anche la sua immagine ne verrebbe rivalutata, al’interno di quei territori vicini che oggi ci guardano con sospetto, e quasi con disprezzo. Non saremmo più quelli che cercano di reggersi in sella a tutti i costi, quelli che vogliono campare a scapito degli altri territori con imposizioni dall’alto, ma come quelli che si battono per una riorganizzazione più equilibrata della regione. Visto che già in regione si è iniziato un processo di razionalizzazione e ripensamento complessivo del sistema. il momento è quello giusto e anche l’unico possibile, perché è ormai pacifico che Terni la provincia la perde in ogni caso a prescindere. Allora inutile combattere da soli contro i mulini a vento, inutile sperare che mamma regione imponga ad altri di venire con noi e risolverci i problemi.  Terni deve alzarsi in piedi e guidare con altri questo processo, che avrebbe l’appoggio potenziale di territori con cui finora abbiamo sempre battagliato (vedi Foligno in primis).  Una regione unica, e aree vaste di unioni comunali per la riorganizzazione dei servizi (faccio un esempio schematico che vale solo a titolo indicativo …. Terni – narni – Amelia e i comuni della conca e della valnerina ternana …..foligno – spoleto – valnerina perugina e comuni limitrofi della valle umbra … todi – marsciano – orvieto e territori vicini … perugia – assisi – bastia – trasimeno … alta valle del tevere con Umbertide, Città di Castello, Gubbio fino a Gualdo Tadino ..con libertà dei comuni di scegliere dove affiliarsi … ).  Questo è un riordino che razionalizza davvero, eliminando gli sprechi della politica (due organi politici provinciali che hanno sempre meno ragione di esistere e che sono visti dai cittadini di ogni città col fumo negli occhi), e una riorganizzazione su base territoriale più equa dei servizi.

          Poi sul discorso  ASL, se due devono essere, hanno senso Perugia e Terni, non Perugia e Foligno. Se invece l’ASL è unica, potrebbe aver senso in quel caso (ma solo in quel caso) Foligno, eliminando il dualismo fatale Terni – perugia, che mantengono le due aziende ospedaliere e le due facoltà di medicina annesse, in un procedimento di sempre maggior confronto e interoperabilità tra le due realtà.

          Se poi i politici ternani, i politici folignati, i politici spoletini, i politici degli altri territori, vogliono obbedire ai dettami di partito venuti dall’alto, rischiando di frantumare il futuro equilibrio umbro, per posizioni di rendita e privilegio, allora se ne dovranno assumere la piena responsabilità. Perché è ormai chiaro a tuti che la maggiornanza dei cittadini umbri (e in questo senso il can can si è scatenato è stato proficuo perché sta permettendo il confronto tra le diverse realtà), è stufa di vecchi schemi e delle vecchie posizioni di rendita che non stanno portando beneficio a nessuno, eccezion fatta per Perugia. Così come è chiaro a tutti che ormai la piccola Umbria non è più in grado di reggere stravizi e mantenere l’alto tenore di vita che il capoluogo si è incamerato nell’ultimo ventennio, crescendo oltre lep roprie fisilogiche possibilità senza che questo abbia avuto una ricaduta nell’economia reale. Almeno quando Terni crebbe nel secolo scorso, c’era una spiegazione razionale, le industrie, che hanno sfamato mezza regione. oggi metà Umbria, lungi da trovare lavoro su Perugia, è costretta a pendolare a Roma. E allora scendiamo tutti coi piedi per terra, lavorando per far ricrescere tutto il territorio, senza indorare il centro desertificando le periferie.

          • Andred

            abolire anche la provincia di perugia e fare altrettanto nelle regioni con sole 2 province era la cosa più logica ed equa ..ma i “tecnici” non l’hanno prevista ..se il CAL può farlo (ma non credo che ne abbia i poteri) ben venga ….io comunque la proposta di allargare l’Umbria a Rieti la vedo molto bene..ma non so se è realistica. In ogni caso spero sempre che ci siano dei margini di incostituzionalità per poter annullare questa parte della legge “spending review” 

          • Alessandro

             Il CAL di per se no, non me ne intendo ma penso che sia solo una commissione regionale avente la funzione di formulare ipotesi e tracciare linee guida, mettendo insieme parti rappresentative dei territori ai loro vari livelli. Però teoricamente la Spending review da quando ho capito, demanda alle Regioni il compito di riorganizzarsi, entro i tempi previsti, dopo di che si procederà al semplice accorpamento. Quindi, per come la vedo io nella mia ignoranza, una volta che il CAL individua il percorso, è la Regione con i suoi organi e i suoi poteri (ivi compresi quelli attribuitigli dallo stato a mezzo decreto  dalla spending review) che provvede normativamente alla riorganizzazione. Diciamo che il percorso è poco chiaro, non ho letto il testo .. magari Massimo che mi sembra ferrato su qeusto argomento potrebbe illuminarci (io ho esposto solo un’idea di prospettiva senza avere la capacità di sintetizzarla tecnicamente). 

            Anche io vedo, o meglio vedevo, bene l’ipotesi della provincia Terni – Rieti, in linea ideale per tutta una serie di fattori che ora non mi dilungo a spiegare (ma che si fa sempre in tempo ad approfondire). Però non mi sembra praticabile, da quello che trapela, la riorganizzazione deve avenire all’interno delle singole regioni, quindi l’eventuale annessione di una porzione esterna importante fuori regione, anche dato per scontato che ci sia una larga convergenza, pare eliminata in origine, e cmq non dimentichiamo che la procedura di passaggio da un territorio a quello di un’altra regione prevede una procedura lunga e complessa, e anche essendoci un ampia convergenza dei territori, che mettiamo di dare per scontato, ma che così di fatto non è (ci saranno i comuni del reatino che guardano a terni, quelli che guardano a roma, quelli che guardano a L’Aquila (Antrodoco) e quelli che guardano ad Ascoli (Amatrice e via discorrendo).

            Sull’altro fronte, il decreto spending review non parla esplicitamente della possibilità di eliminare la eventuale provincia unica, ma penso che non vieti nemmeno il contrario, anche perché nel momento in cui mi deleghi la riforma della mia partizione territoriale, dettandomi parametri dimensionali e temporali, mi lasci però entro determinati paramentri di muovermi liberamente. E se in Umbria si raggiunge la convergenza sull’opportunità di abilire l’unica provincia rimanente, ancorché rientrante nei parametri, non penso che questo dispiaccia ai paladini della riduzione delle province ne che si compia qualcosa che vada contra legem. Da quel che si intuisce, e che trapela dalle dichiarazioni, è che si provveda ad una semplificazione – riduzione – accorpamento di questi enti intermedi, e su questo aspetto non si vada tanto per il sottile, per il resto ….

            Unendo queste due riflessioni, mi viene da propendere per la soluzione interna in Umbria che tagli entrambe le province, e il momento, nella sua concitata urgenza, mi pare quello propizio per cogliere delle riforme di portata storica. Sono vent’anni che voto, sono almeno vent’anni che sento tutti i territori dell’Umbria lamentarsi di Perugia all’interno del proprio orto, salvo poi genuflettersi per esigenze maggiori con la coda tra le gambe, anche e soprattutto perché non ci si è mai trovati nella necessità di cambiare qualcosa; ma … ora che la situazione impone delle modifiche radicali, ora che Terni ha praticamente perso la provincia, ora che è definitavamente tramontata l’illusione folignate della terza provincia in Umbria, nel venire al pettine molti nodi, ci si rende conto che alcune posizioni divergenti che per un periodo sono state contrapposte, camminano affiancate. Nell’ultimo decennio Lorenzetti, con una politica marcatamente pro-foligno, si arrivati a spaccare tutto il fronte meridionale umbro flamino-valnerino (con le conseguenze che leggiamo anche oggi quando leggiamo le dichiarazioni dei sindaci quando gli si chiede di passare con Terni) con il risultato che anziché indebolire Perugia si è fatto il suo gioco secondo il principio “divide et impera”; così Foligno non ha indebolito Perugia, ha indebolito Terni relegandola ancora più ai margini, trascinandosi dietro l’eterna indecisa Spoleto che si lamenta di qua e di la ma non ha mai preso posizione. Ora queste guerre di posizione hanno perso di senso e di prospettiva e, anche questa ventata di antipolitica e di anti-province può allargare di molto in fronte comune; perché l’abolizione delle province, non solo quella di Terni ma altresì quella di perugia, è opinione diffusa, anche in molte frange dei territori direttamente interessati, già capoluoghi; se ci fate caso chi è che difende strenuamente l’idea delle due provincie …. gli esponenti provinciali e basta…. che si fanno spalla tra di loro (in questo senso è quasi commovente il presidente di perugia Guasticchi che si è pronunciato più dello stesso Polli contro la soppressione … ma perché è consapevole che se salta Terni rischia di saltare anche Perugia provincia ..).  Ma i sindaci dei vari territori che dicono? Se andiamo a rileggere le dichiarazioni, la gran parte è per per l’abolizione delle province, non per un improbabile riequilibrio. Anche chi, preso in contropiede, in un momento di stizza, ha fatto professione di peruginità, alcuni di questi si sono poi pronunciati per un superamento della visione provinciale, ha risposto un po’ bruscamente perché sentitosi tirare per la giacchetta.. noi questo dobbiamo vedere, e non offenderci perché in Valnerina dicono che è anacronistico passare sotto Terni (lo è diventato anacronistico perché dopo decenni che se ne parla …senza fare nulla quando c’erano altri presupposti … farlo ora su due piedi perché imposto dall’urgenza di non si sa bene cosa …. diventa un non sense …). Anche io ci sono rimasto male da ternano per certe dichiarazioni a caldo, però, diciamoci la verità, di punto in bianco sono rimbalzate ipotesi su ipotesi da una parte all’altra della regione, vai di qua, vai di là, di sotto e di sopra, da città della pieve a Cascia. Io penso che se fossi stato sindaco di quei territori che doveva pensare al proprio comune, anche io avrei reagito di stizza, avrei detto cose diverse, forse meno di bandiera di facciata, alcune anche poco credibili, però non avrei accettato di buon grado che il mio comune oggi sta di qua e domani di la, senza essere stato interpellato.

            Se poi parliamo di incostituzionalità, in linea teorica l’incostituzionalità c’è tutta, perché le province sono enti intermedi locali sanciti dalla costituzione, e i dettami della costituzione non si possono modificare con legge ordinaria. E penso che questo devolvere alle regioni le ipotesi-facoltà della riorganizzazione, al di là del sano principio di coinvolgere i territori che si trovano un’imposizione calata dall’alto, sia funzionale anche e soprattutto per evitare di incorrere il più possibile in giudizi di incostituzionalità.