Strutture universitarie di Collescipoli abbandonate dopo 6 milioni di investimenti, le ipotesi del Comune

Sono passati circa 3 mesi da quando la Facoltà di Economia di Terni è stata trasferita da Collescipoli alla nuova sede situata nell’ex convento di San Valentino (qui l’articolo). Da quel giorno, il piccolo borgo ternano ha avuto un rapido decadimento economico con alcune attività che hanno chiuso per sempre i battenti, visto che da un giorno all’altro hanno visto sparire i loro clienti universitari. Con la perdita della facoltà, inoltre, i locali di Palazzo Catucci e del chiostro di Santa Cecilia che ospitavano la facoltà di Economia e su cui erano stati investiti ben 6 milioni di euro, si trovano ora inutilizzati.

Proprio le due strutture, lunedì scorso, sono state al centro di un animato dibattito in Consiglio comunale dove si è discusso del loro futuro utilizzo per far sì che i soldi investiti per la loro riqualificazione non vengano dispersi. “Le ipotesi sull’utilizzo delle strutture abbandonate sono diverse ma bisogna verificarle con realismo”, ha dichiarato l’assessore Piermatti  intervenendo a seguito della presentazione di un atto d’indirizzo per il recupero e la funzionalità di Palazzo Catucci e del chiostro di Santa Cecilia. L’atto proposto dalla seconda commissione consiliare e illustrato dal presidente Sandro Piccinini impegna il Sindaco e la Giunta a verificare e adottare quanto prima soluzioni che prevedano un utilizzo delle strutture universitarie di Collescipoli, per garantire al borgo una presenza culturale viva ed attiva.

Piermatti  ha ricordato il processo di forte ricondizionamento subito dal polo universitario ternano “che abbiamo tentato di contrastare, ottenendo risultati parziali. Ora – ha detto Piermatti – occorre muoversi con percorsi efficaci. Per valutare la situazione, insieme al sindaco, abbiamo avviato una fase d’ascolto con le associazioni e le realtà territoriali. Riguardo ai progetti che ci sono stati proposti, occorre verificarne la sostenibilità economica, compreso quello della cittadella musicale. La seconda strada – ha aggiunto l’assessore – è quella del ricorso al mercato privato, magari attraverso un bando, se si tratta di attività a carattere economico. Nel bando dovremo mettere dei paletti, dei quali possiamo discutere anche attraverso un atto d’indirizzo, ma bisogna essere coscienti che di contenitori ce ne sono in quantità, non solo su Terni. E di questo occorre tener presente anche per un’eventuale ipotesi di alienazione degli immobili, che potrebbe rappresentare una terza via”.

In precedenza su questo tema erano intervenuti i consiglieri di maggioranza e d’opposizione. Leo Venturi (Terni Oltre) ha detto che “l’idea di mettere i locali a disposizione dell’associazionismo sta purtroppo fuori delle possibilità oggettive di questa amministrazione di finanziare e mantenere in piedi le strutture. Occorre invece verificare se queste strutture siano attrattive per i privati, se possano cioè diventare strutture autofinanziabili; si potrebbe anche valutare l’alienazione, magari mantenendo la possibilità di un’utilizzazione sinergica tra privati e Comune”.

Giampiero Amici (Pd) ha rilevato innanzitutto che il progetto di Collescipoli “era un progetto importante che viene meno non per scelta dell’amministrazione, ma per una necessità dovuta ad un impoverimento complessivo dell’università nel nostro Paese. Ora – ha aggiunto Amici – occorre evitare improvvisazioni, ma mettere in campo un progetto che non escludo possa interessare qualche privato su una struttura di qualità che dovrebbe far parte di una filiera di sviluppo del turismo e delle attività culturali”.

Sempre per quel che riguarda le proposte di utilizzazione delle strutture, Riccardo Giubilei (Pd), ha fatto riferimento alla possibilità di ospitarvi master universitari. Anche per David Tallarico (PTca) “occorre avviare una discussione per un nuovo programma di sviluppo di Collescipoli, partendo proprio dalle strutture esistenti”.

“Le due strutture di palazzo Catucci e del chiostro di Santa Cecilia – ha detto, invece, Marco Vinciarelli – sono un patrimonio non solo di Collescipoli, ma della città. Va trovata dunque una soluzione in tempi rapidi e di livello e che possibilmente ne rispetti la natura e che tenga anche conto delle proposte e delle esigenze delle associazioni locali”.

Cinzia Fabrizi (Lista Baldassarre) ha rilevato che l’abbandono di Collescipoli da parte dell’università era noto da molti mesi, “ma nessuno si è preso cura di trovare delle soluzioni alternative. L’idea di fare di Collescipoli una cittadella della musica secondo quanto propongono alcune associazioni – ha aggiunto la Fabrizi – proprio partendo dalla vocazione e dalla storia del borgo, dalla presenza degli organi storici, dall’attivismo delle associazioni ternane e dalla presenza in città del Briccialdi,  potrebbe avere dei fondamenti, ma occorre comunque una pianificazione”.

Enrico Melasecche (Udc) si è detto critico nei confronti del modo in cui è stato gestito il disimpegno dell’università. “Ben venga la città della musica – ha aggiunto – ma si agisca con concretezza: di certo non si può abbandonare Collescipoli al suo destino, ne si possono buttare milioni di debiti contratti e di finanziamenti europei utilizzati per gli interventi nel borgo”.

Giuseppe Boccolini (Psi), infine, ha ricordato le tante iniziative di riqualificazione per Collescipoli messe in campo dalla precedente amministrazione. “Lasciare in abbandono le strutture create – ha detto – sarebbe uno scempio. Per questo occorre partecipare a tutta la città la disponibilità di quelle strutture, mettendole a disposizione di chi avanza idee concrete”.

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