Terni, ad Oncoematologia pazienti di Serie B, disagi e prevenzione non rispettata

All’ospedale di Terni ci sono malati di Serie B. A differenza degli altri, i pazienti in cura all’Oncoematologia non hanno diritto ad una sala d’aspetto sufficientemente ampia, non hanno diritto alla privacy e, mentre si sottopongono a lunghe terapie, non hanno diritto ad un letto né a ricevere pasti e bevande. Disagi che vanno avanti da anni. E da qualche tempo i pazienti di Serie B del Santa Maria di Terni non hanno nemmeno diritto a vedere rispettata una norma a tutela della loro salute.

Il reparto di Oncoematologia si trova all’esterno dell’ospedale, in una palazzina dall’aspetto decadente. A vederlo da fuori, l’impressione è di un edificio semi-abbandonato: sporcizia, erbacce, porte arrugginite, piccioni su tetti e tettoie. Entrando pare invece di essere alle Poste, o all’ufficio anagrafe: non per l’arredamento ma per le tante, tantissime persone in attesa lungo i corridoi. Persone che non sono in coda per pagare un bollettino ma che aspettano di sottoporsi a terapie o che sono lì per accompagnare i pazienti. In effetti c’è anche una sala d’aspetto, ma è troppo piccola per le decine di persone che ogni mattina si recano al reparto: 50-60 pazienti a cui si aggiungono gli accompagnatori.

Non sono grandi nemmeno le stanze dove vengono somministrate le terapie: i pazienti, dopo aver atteso il loro turno, si siedono su poltrone vecchie e malmesse o nuove ma “scomodissime” (c’è n’è soltanto una, gialla, ritenuta comoda), gli uni a poca distanza dagli altri, senza alcun separé o tendina di sorta: la privacy va a farsi benedire. A questo diritto non rispettato si collega e si aggiunge un altro problema che può apparire secondario ma che, come ci ha spiegato un paziente, finisce per avere ripercussioni psicologiche negative (ed il fattore psicologico è spesso considerato importante per l’efficacia della terapia). Il fatto di stare, per ore, faccia a faccia con altre persone malate porta inevitabilmente ad ascoltare gli sfoghi, le preoccupazioni di chi è in condizioni difficili. Porta infine, e questo è il problema, i pazienti a fare associazioni tra la propria condizione e quella di chi sta peggio, a pensare che quello sarà anche il decorso della propria malattia. Capita così che chi entra con la speranza della terapia, esca con la paura (magari nemmeno fondata, generata dal confronto con una situazione diversa, ma del tutto comprensibile) di un inevitabile peggioramento.

Un altro problema è legato al mancato rispetto di una norma: quella che prescrive a pazienti, accompagnatori e personale di indossare i soprascarpe al fine di diminuire la possibilità di diffondere agenti patogeni. Si tratta di una precauzione adottata in tutti i reparti oncoematologici poiché, per via delle terapie, molti pazienti sono immunodepressi (hanno basse difese immunitarie, sono quindi più soggetti a contrarre malattie e, in caso di contagio, corrono più pericoli). Una norma in vigore anche a Terni, così come recita un cartello all’ingresso: “Per l’accesso a reparto è obbligo indossare soprascarpe”. Lì vicino c’è un contenitore di polistirolo con le bustine blu da mettere ai piedi. Ma nessuno le indossa, nemmeno all’interno delle tre stanze in cui vengono somministrate le terapie (dove, tra l’altro, può accedere chiunque senza controlli, con ulteriori problemi di privacy).

I disagi lamentati dai pazienti non finiscono qui: quando dalle analisi del sangue, a cui si sottopongono periodicamente, emerge la necessità di una visita specialistica, sono costretti a raggiungere a piedi la struttura dell’ospedale. Tra andata e ritorno, una camminata di 700-800 metri, che, per una persona in cura, può ovviamente risultare faticosa. E ancora, i pazienti lamentano il fatto che, a differenza di quanto avviene in tutti gli altri reparti, in Oncoematologia non sono erogati pasti, nemmeno per pranzo (nonostante le terapia siano effettuate anche in quell’orario).

Pur riconoscendo al personale competenza e disponibilità, quelli di Oncoematologia si sentono pazienti di Serie B. E non si tratta di problemi sconosciuti all’azienda ospedaliera e alle istituzioni: già 6 anni fa si iniziò a parlare di una situazione inaccettabile e insostenibile. Dai comunicati di un comitato si passò agli atti di indirizzo del Consiglio comunale, alle petizioni, per poi finire alle interrogazioni dei consiglieri comunali, l’ultima delle quali presentata pochi mesi fa da Sandro Piccinini (consigliere del Pd che dal 2010 cerca di impegnare l’amministrazione comunale ad occuparsi della questione). Nulla è servito a risolvere la situazione.

Da martedì scorso sono iniziati lavori di riqualificazione dell’ospedale: si è partiti con il rifacimento delle facciate e con adeguamenti antincendio (ed altri interventi erano già stati programmati). Potrebbe allora essere questa l’occasione per il tanto atteso trasferimento del reparto di Oncoematologia all’interno dell’ospedale? Dal direttore generale dell’azienda ospedaliera di Terni, Andrea Casciari, arriva una risposta affermativa: “Nell’ambito di questa fase di ristrutturazione dell’ospedale appena avviata, abbiamo previsto la liberazione degli spazi ora occupati dalla Medicina interna, per dare spazio alla Oncoematologia e completare la riorganizzazione del Dipartimento di Oncologia. L’Oncoematologia quindi, una volta che saranno aggiudicati e realizzati i lavori per la ristrutturazione, potrà avere, finalmente, una nuova collocazione nel corpo centrale del complesso ospedaliero, a piano terra, accanto all’Oncologia. Intanto è già stato assunto nuovo personale medico per la struttura”.

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