Terni, alti livelli di evasione fiscale. I numeri della guardia di finanza: 100 milioni di euro nascosti al fisco

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Alti livelli di evasione fiscale. E’ quanto emerge dal rapporto di fine anno della guardia di finanza di Terni. Tra giugno 2011 e maggio 2012 le fiamme gialle hanno infatti riscontrato oltre 100 milioni di ricavi non dichiarati e imposta sul valore aggiunto evasa per circa 20 milioni di euro. Tanti i settori lavorativi finiti al vaglio dei finanzieri e tante anche le vie per riuscire ad individuare l’evasore: tra questi anche una moglie, in via di separazione, che ha denunciato il marito.

Il bilancio, riferito al periodo compreso tra il giugno 2011 e il maggio di quest’anno, è stato fatto stamani in occasione del 238esimo anniversario della fondazione del corpo, ricordato quest’anno in maniera più sobria, senza celebrazioni ufficiali ma soltanto con un omaggio al monumento ai caduti del corpo. Hanno infatti spiegato che “le Fiamme gialle di Terni sono certe che il tono minore della celebrazione dell’anniversario sarà particolarmente apprezzato dalla comunità ternana, chiamata dallo Stato a ulteriori sacrifici, anche proprio nel settore economico finanziario, dove maggiormente opera la guardia di finanza”

Per quanto riguarda il bilancio, complessivamente – spiega il comando provinciale delle fiamme gialle diretto dal colonnello Domenico Solfaroli Camillocci – sono stati svolti oltre 600 controlli che hanno riguardato i percettori di reddito di impresa, i liberi professionisti e i lavoratori dipendenti coinvolti in attività di doppio lavoro. Le tipologie di evasione constatate sono le più varie: sono stati ad esempio rilevati ricavi non dichiarati anche da parte di professionisti come tre notai per circa 400 mila euro che, secondo le fiamme gialle, avrebbero nascosto onorari facendoli passare per spese sostenute in nome e per conto di clienti. Attuati ed in corso anche attività di controllo nei confronti di medici, ingegneri, architetti e, infine, anche artisti e personaggi dello spettacolo residenti in provincia.

Nel settore del reddito di impresa – in base a quanto riferito – sempre più frequente il caso di imprenditori che, pur presentando regolarmente la dichiarazione fiscale, non versano le relative imposte: accertate per esempio ritenute Irpef dichiarate ma non versate per circa 2 milioni di euro e imposta sul valore aggiunto non versata per oltre 3 milioni di euro. Spesso i finanzieri, nel corso di controlli nei confronti di aziende, hanno scoperto anche i classici quaderni o manoscritti di contabilità “nera”, come, per esempio, accaduto ultimamente in un negozio di vendita al dettaglio di mobili che annotava incassi “in bianco” e “in nero”: quest’ultimi senza emissione di scontrini per importi complessivi, non dichiarati al fisco, di 75 mila euro l’anno. In caso di consegna a domicilio, il negoziante aveva specificato anche l’indirizzo di destinazione, furgone e autista utilizzato per il trasporto ed orario in cui aveva effettuato contatti telefonici con il cliente.

Particolare attenzione – riferiscono sempre le fiamme gialle – è stata posta anche alla costituzione illecita di capitali all’estero: è il caso di un imprenditore attivo nel commercio all’ingrosso che nel giro di cinque anni si era creato una disponibilità presso un “paradiso fiscale”, di circa 3 milioni di euro, in contanti e titoli, mentre in Italia la propria attività risultava costantemente in perdita. In relazione ai movimenti con l’estero, accertate anche situazioni legate alle rimesse verso altri paesi tramite money transfer: è il caso di cittadini di origine straniera, che lavorano e risiedono in Italia, incassano compensi a nero per lavoro a Terni, e poi li mandano nel paese di origine senza dichiararne la avvenuta riscossione al fisco italiano. Da ultimo, in questa situazione, contestati circa 20 mila euro non dichiarati da una cittadina sudamericana e 30 mila euro da una persona di origine rumena. In merito ai casi accertati di evasione fiscale, avanzate anche oltre dieci proposte di sequestro per equivalente dei beni, in corrispondenza all’importo di imposte evase. Rimane alto anche il livello di attenzione in materia di ricevute e scontrini fiscali: 480 i casi di mancata emissione di documento fiscale accertati. In alcuni casi, contestate anche violazioni derivanti dal fatto che il titolare dell’attività rilasciava dei documenti privi di qualsiasi valenza fiscale, traendo in inganno il cliente.

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