Terni, appello dipendenti Isrim: ”Senza stipendio e prospettive”. Invocano risanamento dalla Regione

“Noi siamo ancora qua, cerchiamo di tenere duro anche se inizia ad essere insostenibile per le nostre famiglie andare avanti senza stipendio e senza una chiara prospettiva futura. L’inizio dell’anno scolastico, le tasse universitarie, i mutui non hanno la nostra stessa pazienza di aspettare”. Sono i 35 dipendenti dell’Isrim a lanciare l’appello. Per l’Istituto superiore di ricerca e formazione sui materiali speciali per le tecnologie di Terni (con sede e laboratori a Pentima) il rischio di liquidazione è sempre presente.

Lo scorso 8 agosto l’assemblea dei soci dell’Isrim ha deciso di ripianare i debiti attingendo direttamente dal capitale sociale, senza avanzare alcun piano di rilancio ma puntando tutto sulla completa privatizzazione. Attualmente la proprietà del centro di ricerca è infatti detenuta per il 68% da enti pubblici locali (oltre il 35% da Sviluppumbria azienda regionale, oltre il 20% dal Comune di Terni ed il resto dalla Provincia di Terni) e il 32% da privati. Gli enti pubblici ritengono insostenibile l’Isrim, nonostante fino alla crisi sia stato in piedi con le proprie sole forze e nonostante in Umbria sia praticamente l’unica eccellenza nel settore della ricerca e dell’innovazione.

“Nonostante le difficoltà – spiegano i dipendenti – l’azienda mantiene gli stessi standard di efficienza e qualità come dimostrato, tra l’altro, dal positivo esito dell’ultima visita ispettiva Accredia per il mantenimento del prestigioso accreditamento. Nei laboratori la tensione è però alta anche perché, appare quantomeno incoerente pubblicare nel sito della Regione il documento ‘Verso il QSR 2014-2020’, nel quale espressamente si evidenzia la criticità di:

‘Un sistema di imprese che innovano, sì, ma quasi esclusivamente con innovazioni “implicite”, di processo più che di prodotto, “innovatori di inseguimento”, cioè per imitazione e per incorporazione di innovazioni altrui, ma senza riuscire a diventare – se non in casi molto limitati di “eccellenze” che pure in Umbria ci sono e vanno valorizzate – leader dell’innovazione. Certamente non è facile diventare leader dell’innovazione, richiede dimensioni, investimenti e centri di ricerca di alto livello, tutte caratteristiche queste che sono per lo più al di fuori della portata del sistema regionale’ (cit. pag. 15)

e contestualmente abbandonare, in un momento di difficoltà, proprio l’Isrim unico centro di ricerca creato dalla stessa Regione Umbria le cui competenze, esperienza e professionalità, come la nostra storia dimostra, sono sicuramente in grado di sostenere i difficili processi di innovazione che le imprese umbre devono affrontare ogni giorno per l’affermazione sui mercati nazionali o internazionali dei loro prodotti”.

Insomma, i dipendenti si sentono presi in giro: da una parte la Regione teorizza la necessità di innovazione, dall’altra smantella l’unico centro in grado di garantire quella stessa innovazione. “Noi continuiamo a fare il nostro lavoro ma, il bilancio non può essere sanato, a tempo indeterminato, solo con i nostri stipendi, senza altre strategie” aggiungono i dipendenti che negli ultimi due anni si sono barcamenati tra Cassa integrazione e contratti di solidarietà con notevole riduzione degli stipendi.

I dipendenti sperano ancora che la Regione Umbria non li abbandoni: “Ci appelliamo di nuovo a Lei Presidente Marini, che con grande senso di responsabilità e lungimiranza, nel mese di luglio ha dimostrato la volontà di salvare, con la dovuta azione di risanamento, le competenze professionali maturate nell’Istituto e aspettiamo, quindi, fiduciosi che in tempi brevissimi questo Suo intendimento si traduca in fatti concreti”.

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