Terni, bilancio 2013, Melasecche: ”Da parere revisori dei conti emerge un buco enorme”

Nel bilancio consuntivo 2013 del Comune di Terni c’è un buco enorme nascosto nelle pieghe di crediti inesigibili. Non solo, ci sono un’infinità di problemi e criticità che sommati formano un quadro davvero fosco. A sostenerlo è il consigliere comunale Enrico Melasecche che commenta il parere dei revisori dei conti.

Secondo Melasecche emerge una situazione “molto grave che solo la demagogia e l’irresponsabilità di questa classe dirigente può coprire”. Tra i crediti non riscossi ci sono circa 18 milioni di euro di multe, circa 4,6 milioni di residui attivi per la vecchia TARSU, circa 2,5 milioni per residui attivi sulle locazioni. C’è poi un debito con Asm di 3,9 milioni di euro che non viene riconosciuto, una sopravvalutazione del patrimonio immobiliare, un crollo degli introiti per i permessi di costruire (legge Bucalossi), i contratti di finanza derivata che continuano a gravare sui conti.

Il comunicato del consigliere comunale Enrico Melasecche:

“Basta leggere il parere dei nuovi Revisori dei Conti, finalmente sorteggiati dall’albo regionale, rispetto a quelli prima eletti in consiglio dalla politica locale, per rendersi conto che qualcosa è cambiato. I nostri attacchi ed i nostri esposti alla Corte dei Conti erano e sono più che motivati contro un sindaco che ha basato i cinque anni precedenti su dichiarati pareggi di bilancio ma, nei fatti, su una montagna di crediti inesigibili. Gran parte dei residui attivi dichiarati valgono carta straccia e questo lo abbiamo detto e scritto innumerevoli volte al vecchio assessore Libero Paci, che si trincerava dietro pareri compiacenti di revisori, sia quelli eletti strumentalmente dalla sinistra, che quelli, purtroppo va detto, che un certo centro destra eleggeva spesso con criteri di pura compiacenza personale.

Dei 19.030.000 € di ammende relative al codice della strada, risalenti all’ultimo decennio, compresi i milioni comminati da Di Girolamo con i famigerati autovelox, nel 2013 è stato incassato non il 40% ma solo un ridicolo 4%, quasi nulla il che la dice lunga sulla irresponsabilità di questi amministratori. C’è, va detto, complice la crisi, una sorta di disobbedienza civile generalizzata di fronte ad un Comune che ha perso di credibilità e che mette le mani nelle tasche dei ternani che reagiscono con il rifiuto, tanto poi non è in grado di riscuotere nei dieci anni che seguono per cui giunge la prescrizione a cancellare tutto.

Altra cifra che non si incasserà mai è data dai residui attivi sulle locazioni elargite politicamente dal Comune di circa 2.500.000 di €, come non si incasserà, se non in percentuale minima quei 4.600.000 € di residui attivi per la vecchia TARSU.

Altre note pesantemente negative:

– per le spese in conto capitale lo scostamento fra previsioni e somme impegnate è superiore all’80% il che denota una macchina inefficiente e troppo lenta;

– i famigerati contratti di “finanza derivata” continuano a pesare sul futuro del Comune;

– i debiti con ASM 3.900.000 di € non vengono riconosciuti a fronte di fatture emesse dalla controllata che evidentemente li ha inseriti nei propri crediti per cui, o ha ragione l’ASM, per cui o il Comune ha un “debito fuori bilancio” pari a quella cifra o l’ASM si è inventata quel credito che va azzerato, creando comunque un ammanco di pari importo nel bilancio della partecipata;

– i contratti di servizio con l’USI per € 4.532.000 appaiono altrettante foglie di fico che cercano di coprire una situazione grave di inefficienza che comportano ogni anno un dissanguamento del bilancio cittadino per tenere in piedi quello che è rimasto del glorioso Centro Multimediale dopo la cura Raffaelli/Agarini, una situazione insostenibile che la giunta precedente ha cercato di risolvere sostituendo l’USI ad Equitalia, con forti perplessità su questo salto nel buio; emerge comunque la gravissima disparità di trattamento fra i dipendenti USI e quelli ISRIM, i primi sostenuti con appalti politici i secondi gettati a mare nel cinismo del PD;

– i Revisori denunciano il non rispetto di numerosi “parametri di riscontro del deficit strutturale”;

– Il “livello di indebitamento rimane molto alto” e, in queste condizioni di criticità, ogni euro di speso per opere pubbliche è frutto di un ulteriore indebitamento in una spirale continua che solo una politica coraggiosa di spending review pu bloccare, politica agli antipodi delle logiche su cui continua a galleggiare questo sindaco;

– Il non pareggio economico della gestione ordinaria viene visto dai Revisori come una delle ragioni che continuerà a creare indebitamento all’infinito, ma su questo non appare questa giunta, come d’altronde la precedente, in grado di incidere;

– Si hanno fondati dubbi per ritenere che il patrimonio immobiliare, enormemente rivalutato per ragioni di maquillage di bilancio negli anni di Raffaelli, oggi sia ampiamente sopravvalutato rispetto ai valori di mercato, per cui la consistenza dello stesso, nonostante l’acquisizione del palazzo degli uffici, appare di gran lunga inferiore rispetto alle poste di bilancio;

– le Anticipazioni di Tesoreria evidenziano sia un livello elevato che un ricorso continuativo, prova del fatto che, per tutte le ragioni prima evidenziate, il Comune ha il fiato cortissimo e continua a pagare una cifra molto elevata di interessi ben oltre quelli dei mutui accesi, un pozzo senza fondo;

– gli introiti della c.d. Legge Bucalossi sul rilascio dei permessi di costruire calano ulteriormente in modo pauroso: l’accertato del 2013 è quasi la metà del 2011, una crisi terribile che a Terni assume i contorni di una tragedia, a causa di una perdita continua di attrattività e di competitività frutto anche di politiche ideologiche e vetero partitiche: se i nostri giovani a migliaia se ne vanno ma la popolazione aumenta comunque per i flussi migratori, il saldo politico favorisce il mantenimento del potere ma depaupera una Terni in cui il PIL e quindi il benessere della popolazione cala ormai in modo irreversibile e continuo;

– Nonostante un calo fisiologico, il Comune di Terni fa cassa e vive di ammende relative al codice della strada che nel 2013 ammontano alla cifra di oltre 4.100.000 €. C’è da chiedersi come potrebbe sopravvivere questa amministrazione se all’improvviso i ternani diventassero, come ci auguriamo, ligi perfettamente alla legge: dovrebbe questo Comune dichiarare paradossalmente fallimento anche per questa ulteriore ragione.

Emerge un quadro grave, molto grave che solo la demagogia e l’irresponsabilità di questa classe dirigente può coprire.

Si pensi che, se si fosse seguita la nostra proposta di privatizzare dieci anni fa l’ASFM, oggi la situazione sarebbe molto diversa ma che, sia per il debito che ha fiaccato economicamente e finanziariamente Palazzo Spada, sia le spese folli fatte negli anni delle follie raffaelli, sia la mancata tempestività delle no scelte di Di Girolamo, oggi non sarebbe minimamente sufficiente neanche la vendita totale delle Farmacie Comunali a risanare un bilancio che fa acqua dappertutto.

Nei prossimi giorni proseguirà l’analisi di dettaglio sulle varie poste, ma il giudizio pesante emerge dalle cifre e dalle parole dei Revisori dei Conti per cui chiederemo agli stessi una revisione del parere favorevole pur se condizionato da un’analisi pesantemente negativa”.

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