Terni, bullismo: 14enni perseguitati e minacciati anche online. Denunciati tre giovani: ”Scherzavamo”

0

volante poliziaUna storia di bullismo e “cyberbullismo”. Per mettere fine alle minacce e al terrore due 14enni ternani hanno dovuto chiedere l’aiuto dei genitori e della polizia che alla fine ha denunciato per violenza privata due minorenni e un 21enne. “Volevamo solo fare uno scherzo” è stata la loro giustificazione quando, aiutati dal branco, sono stati sorpresi per la seconda volta a minacciare uno dei ragazzini.

La vicenda ha inizio alla fine di maggio, quando due ragazzi di 14 anni stavano aspettando i genitori appoggiati alla balconata dell’oratorio S. Francesco. Ad un certo punto uno dei due si è affacciato dal muretto e di sotto, davanti alla rampa dei garage, ha visto un gruppo di ragazzi intenti a cercare qualcosa per terra. Quando uno di loro si è accorto del 14enne che li stava osservando, lo ha insultato ed ha chiesto agli amici di seguirlo per affrontarlo. Nel frattempo, però, è arrivato il padre del ragazzo che lo ha riaccompagnato a casa in auto, lasciando lì il compagno, l’altro 14enne. Quando i cinque ragazzi e una ragazza sono arrivati alla balconata, hanno iniziato spintonare e a provocare il ragazzino, chiedendo il nome del compagno, il suo numero di cellulare, la scuola frequentata e lo sport praticato; il tutto con tono aggressivo e atteggiamento minaccioso. Il ragazzino, impaurito, ha risposto alle domande, ma si è rifiutato di dare il numero di telefono; a quel punto i tre gli hanno strappato il cellulare di mano, preso il suo numero e quello del compagno, poi, visto il ragazzino terrorizzato, gli hanno ordinato di presentarsi con l’amico il sabato successivo alla Passeggiata alle ore 16.

Invece di andare all’appuntamento i ragazzi hanno chiesto l’aiuto dei genitori e, insieme a loro, si sono rivolti alla polizia alla quale hanno mostrato anche le telefonate e gli sms intimidatori arrivati nel frattempo sui loro cellulari. In uno di questi messaggi, veniva rinnovato l’appuntamento per il lunedì successivo sotto la scuola frequentata dai due. Una pattuglia della polizia si è appostata, ma all’appuntamento non è arrivato nessuno. Intanto però, sui social network sono continuare le intimidazioni e anche un compagno di classe dei due, con atteggiamento ambiguo ha “consigliato” al 14enne che si era affacciato dalla balconata di presentarsi al prossimo appuntamento “altrimenti, prima o poi, l’avrebbero gonfiato”.

Nel frattempo, la polizia ha raccolto le testimonianze dei ragazzi identificati fino a quel momento, che anche se poi rivelatisi estranei ai fatti, avevano comunque assistito a quanto accaduto e che infatti hanno confermato il racconto delle vittime, dicendo però che il gruppetto di giovani stava soltanto cercando delle chiavi cadute a terra e che, avendo visto il ragazzo affacciato, tre di loro avevano deciso di fargli uno scherzo e di mettergli un po’ di paura.

I tre autori delle minacce sono stati identificati e convocati in questura, due di loro anche con i genitori perché minorenni. Si tratta di due italiani di 16 e 21 anni ed uno straniero di 17, che hanno dichiarato di aver fatto solo uno scherzo. Vengono denunciati per violenza privata e rimandati a casa.

Sembra finita e invece, nonostante le denunce, le minacce non cessano e il 14enne, ritenuto responsabile di un affronto, viene di nuovo invitato per un chiarimento davanti all’oratorio. All’appuntamento si presentano (di nascosto) anche il padre del ragazzo e gli agenti di polizia. I due ragazzi si incontrano ed iniziano a parlare con tranquillità: sembra si tratti effettivamente di un pacifico chiarimento. Quando però inizia a piovere, i due si spostano all’interno della struttura e dal nulla spuntano altri dieci ragazzi: il 14enne viene circondato, minacciato e spintonato. Il padre, che da fuori vede tutto, chiama subito gli agenti che intervengono a calmare gli animi, identificano tutto il gruppo, nel quale ritrovano anche gli altri due denunciati in precedenza. “Era uno scherzo”, continuano a dire i tre, ma nessuno ci crede, probabilmente neanche il responsabile della struttura, che elogia la polizia per l’intervento.

CONDIVIDI