Terni, convegno sullo sviluppo della lista civica Il Cammello, Todini: ”Serve grande progetto strategico”

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Roma-Todini-Sismondi

Un convegno per alzare il livello del dibattito sullo sviluppo della città di Terni, tra teorie socioeconomiche e qualche proposta concreta da mettere in atto. Ieri a palazzo Gazzoli si è svolto l’incontro: “Dalla visione olivettiana di comunità all’economia sociale di mercato” promosso dalla lista civica Il Cammello del candidato sindaco Franco Todini.

Proprio Todini ha aperto il convegno: “Terni è una città industriale, ma il vero valore del territorio sono gli operai e gli imprenditori con le loro competenze e la loro cultura del lavoro. Gli attuali assetti vanno difesi con ogni mezzo, ma occorre intercettare le occasioni per creare opportunità che proiettino il territorio verso nuovi modelli di sviluppo. Ogni possibilità di ripresa, in un contesto socio-economico quale quello attuale, deve partire dal basso, cioè dai territori”.

sala convegnoPer Todini serve “un grande progetto strategico che metta insieme pubblico, privato e no profit, per far diventare questo nostro territorio uno dei distretti europei dei nuovi produttori, utilizzando i fondi degli investitori istituzionali e le risorse dell’Agenda Europa 2020 orientate all’economia sociale di mercato, pari a circa 820 milioni”.

Per Giuseppe Roma, presidente del Censis, una grande occasione sfumata è stato il Centro Multimediale: “Un’opportunità persa. A Terni molte cose si possono fare, Franco Todini deve misurare le sue idee, mettere mano alla macchina del Comune e creare le condizioni, incentivando i giovani e le donne”.

Carlo Mochi Sismondi, presidente del Forum PA, ha toccato un argomento molto discusso negli ultimi tempi, quello delle smart city: “Tutti gli aspetti della città devono essere ‘smart’ altrimenti nulla è ‘smart’. Non bastano tre semafori intelligenti e una pista ciclabile. Open government significa che i cittadini possono mettere mano attivamente e non solo essere informati. Tutto si basa su trasparenza, partecipazione e collaborazione”.

Il movimento Make a Change aspira ad un modello di capitalismo sociale che dia equilibrio tra profitto e solidarietà. Per suo il presidente Andrea Rapaccini “il mercato libero non è in grado di dare delle risposte ai problemi sociali dei cittadini e il settore pubblico è in crisi di risorse e capacità progettuali. Bisogna avere il coraggio di intraprendere nuove strade. Il business sociale è una risposta della società civile dove privato e pubblico costruiscono un nuovo patto per gestire con responsabilità ed efficienza i beni ed i servizi di interesse comune di una città”.

Per l’imprenditore Johnny Dotti, infine, “la condizione oggi indispensabile è avere una politica che sia più preoccupata di ispirare questa innovazione che di gestirla e controllarla direttamente. Molte risorse economiche, culturali e relazionali possono essere liberate per avere una società più giusta e più bella”.

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