Terni è in piena crisi, tutti i dati sono negativi: declino economico inarrestabile

Riduzione del numero di imprese attive e di occupati, diminuzione delle esportazioni e delle importazioni, aumento delle persone in cerca di lavoro, contrazione dei prestiti e peggioramento della qualità del credito, calo delle presenze turistiche: l’economia nella provincia di Terni è in crisi nera e continua a peggiorare. Emerge con tragica chiarezza nel nuovo rapporto semestrale sull’economia ternana, curato dall’Osservatorio provinciale istituito in Prefettura ed al quale partecipano anche Istat, Camera di commercio, Provincia di Terni, Inps e Direzione territoriale del lavoro.

Il prefetto Gianfelice Bellesini afferma: “Nessuna statistica può avere la pretesa di spiegare, da sola, la complessità di fenomeni così variegati ed articolati come quelli economici, ma più statistiche, messe una accanto all’altra, ripetute nel tempo e guardate con la stessa lente d’ingrandimento, forse possono aiutare a capire meglio quello che d’istinto non siamo in grado d’interpretare. Il rapporto vuol essere questo: uno strumento di lavoro e di consultazione per imprese, amministratori, decisori pubblici, per cercare di comprendere l’andamento e la direzione della nostra economia attraverso dati e documenti ufficiali, verificati e attendibili”.

Uno dei dati più emblematici riguarda il numero degli occupati: nel corso del 2013 è diminuito di ben 2 mila unità: in pochi mesi sono andati in fumo 2000 posti di lavoro. Manifattura e costruzioni si confermano i settori di attività maggiormente interessati dalla crisi e nonostante i risultati vantati dall’Amministrazione comunale, va decisamente male anche il settore turistico con un calo di presenze soprattutto per la componente dei clienti italiani. Anche il commercio con l’estero è in flessione: il secondo semestre del 2013 segna una diminuzione sia delle esportazioni che delle importazioni.

Tutti i dati sono negativi, la crisi non solo non è finita ma sembra accelerare. Terni mostra tendenze peggiori rispetto a quelle dell’Umbria e rispetto ai territori del Centro Italia; moltissimi parametri sono peggiori rispetto alla media nazionale. In sostanza Terni è avviata ad un processo di meridionalizzazione: i dati e le condizioni economiche sono ormai sempre più simili a quelle delle città del Mezzogiorno. Un processo che attualmente appare irreversibile: a fronte di una lenta ma inesorabile deindustrializzazione, nessun soggetto politico ed economico ha iniziato a ragionare ad nuovo modello di sviluppo economico ne ha mostrato di voler comprendere quali siano i cambiamenti in atto. Il dibattito locale è riuscito a partorire soltanto una sterile diatriba sull’opportunità di richiedere lo stato di crisi complessa (e ancora gli stessi proponenti non sanno nemmeno se Terni abbia effettivamente i requisiti per richiederlo).

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