Terni, inceneritori, Marini: ”Non bruceremo rifiuti di altre regioni”, M5S: ”Da Pd solo cancrovalorizzatori”

E’ polemica sempre più aspra sull’incenerimento dei rifiuti a Terni ed in Umbria, previsto dall’attuazione del decreto Sblocca Italia. Oggi il Fatto Quotidiano riporta alcune dichiarazioni della presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini, a cui replica duramente il Movimento 5 Stelle.

MARINI Marini, interpellata dal Fatto Quotidiano, in merito ad un nuovo inceneritore da costruire in regione ha detto: “Non avrebbe senso, abbiamo una differenziata in crescita, al 50%, con picchi del 70 a Perugia. Restano solo 100 mila tonnellate da smaltire, troppo poche per giustificare un termovalorizzatore. Il governo lo sa. Magari un impianto in Umbria può servire a smaltire rifiuti di altre Regioni ma noi non ci stiamo”. Sempre per quanto riguarda l’Umbria, l’articolo sull’edizione cartacea del Fatto di oggi, si conclude così: “L’area individuata, quella di Terni, ‘ha già seri problemi di inquinamento’, aggiunge il direttore dell’Arpa umbra, Walter Ganapini”.

M5S Il Movimento 5 Stelle, in un comunicato congiunto del senatore Stefano Lucidi, del consigliere regionale Andrea Liberati, e del consigliere comunale Thomas De Luca, attacca duramente la presidente dell’Umbria e il Partito Democratico.

Il comunicato di Lucidi, Liberati e De Luca:

“I rifiuti prodotti in Umbria dovranno essere inceneriti in Umbria: così dispone lo schema di decreto attuativo dell’art.35 dello Sblocca Italia. Ad oggi secondo gli ultimi dati della Regione siamo al 50,6% di differenziata, livelli a dir poco ridicoli, produciamo quindi circa 240-250mila tonnellate di rifiuti indifferenziati.

La Presidente Marini, oggi sul Fatto Quotidiano, parla di 100mila tonnellate di rifiuti dimostrando di non sapere nemmeno quanti rifiuti vengono prodotti nella sua Regione. Il mantra “non bruceremo rifiuti provenienti da altre Regioni” quindi possiamo stare sereni è quindi una menzogna cucinata a puntino.

E’ evidente che la Marini e la sua Giunta si esprimono scorrettamente sin dall’inizio su questa questione. A questo punto le ipotesi sono due: non ha capito, non ha letto, non è all’altezza della questione oppure sta prendendo in giro i cittadini umbri. Nel primo caso le dimissioni sono inevitabili per il bene comune, data l’importanza che ha l’ambiente sulla salute dei cittadini. Nel secondo caso, quello che noi crediamo stia accadendo, non sono solo inevitabili le dimissioni ma converrebbe alla Giunta prendere un aereo e cambiare direttamente paese. La Marini si trova ora in un vicolo cieco, da cui sta cercando di uscire con una fantomatica vittoria contrattando una diminuzione della quota delle 140mila tonnellate e facendo passare per un personale successo ciò che è già di fatto così in base al comma 6 dell’art.35 Sblocca Italia, ovvero che vengano bruciati solo rifiuti umbri. Questo come se bruciare rifiuti campani, lombardi o nostrani nei cancrovalorizzatori modificasse qualcosa. A questo devono aggiungersi le 60mila tonnellate di CSS previste dal piano Rometti.

Tutta la responsabilità della situazione attuale grava sulle spalle del Partito Democratico. La compagnia Marini – Di Girolamo ha portato l’Umbria e Terni ad essere il buco nero nel cuore verde dell’Italia. Anni di negazionismo ambientale e militanza a favore degli interessi di inceneritoristi e multinazionali. L’unica risposta possibile è un no assoluto a qualsiasi tipo di incenerimento senza se e senza ma.

Gravissime inoltre le dichiarazioni dell’Assessore Cecchini in merito alla volontà di spingere per un gestore unico dei rifiuti e dell’acqua in Umbria. Tutto ciò che avevamo previsto si sta realizzando in merito alla privatizzazione ASM. Quello che dovremo aspettarci per i prossimi anni è una vera e propria guerra alla “Il Trono di Spade” fra ACEA e Cerroni per aggiudicarsi il controllo della multiutility umbra del futuro.

Quello che sicuramente il PD non mette al primo punto della sua agenda è il diritto democratico sui beni comuni, il diritto alla vita, la volontà di difendere il nostro territorio dal depauperamento ambientale dei grandi interessi economici”.

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