Terni, incidente mortale Green Asm, Melasecche: ”Non esistono morti di serie B, no all’omertà”

Non possono esserci morti di serie B, fatte passare in secondo piano per non mettere in difficoltà “amici” dirigenti di aziende pubbliche. E’ quanto sostiene in una nota il consigliere comunale di I love Terni, Enrico Melasecche, in riferimento al tragico incidente sul lavoro che è costato la vita all’operaio 24enne di Green Asm, Jacopo Fioramonti. Il consigliere ricorda anche la decisione del sindaco Di Girolamo di non costituire parte civile il Comune nel processo sull’inceneritore Asm (un filone del quale aperto per la morte di due operai) ed evidenzia le differenze tra le reazioni per l’omicidio Raggi e quelle per la morte dell’operaio di Green Asm.

La nota del consigliere comunale Enrico Melasecche:

“La vita umana ha un valore inestimabile ed occorre che tutti coloro che hanno responsabilità nei processi produttivi utilizzino tutti gli accorgimenti possibili che la moderna tecnologia mette a disposizione per impedire che giovani vite umane vengano troncate incidentalmente. Il fatto accaduto al biodigestore di Green ASM è grave, grave sia per il fatto in se, sia perché si tratta di un’azienda partecipata e diretta nella gestione dall’ASM che è al 100% del Comune di Terni per cui i criteri e le metodologie di produzione che vengono utilizzati debbono essere improntati non ad una generica sicurezza ma alla assoluta garanzia per la salute e per vita umana. Punto. Non esistono se e ma. Non esistono giustificazioni.

Il fatto in se poi è ancor più grave se si considerano le prese di posizione del Comune di Terni, nella persona del Sindaco, ma non solo, che sulla vicenda dell’inceneritore ASM (situazioni analoghe che riguardano la salute di altri lavoratori) non ha dimostrato lo stesso rigore e la stessa indignazione troppo spesso sfoderata quando a perdere la salute o la vita sono dipendenti di imprese private. Come se chiunque venga posto dalla politica a dirigere un’azienda pubblica abbia colpe minori. È vero esattamente il contrario. E gravissimo è il fatto che non ha voluto costituire parte civile il Comune in quello come in altri processi in base ad un calcolo meschino amici/non amici pur avendo votato l’adesione alla Carta di Pisa che obbliga a farlo tutti coloro il cui patrimonio valoriale non è tale da suggerirlo spontaneamente.

Aggravante per una gestione pubblica la circostanza che non fosse dipendente ma assunto da un’agenzia interinale, quindi con minori garanzie e minore stipendio, situazione che alcune sensibilità politiche e sindacali definiscono di “sfruttamento”, circostanza che talvolta contribuisce ad indebolire il livello di attenzione nella necessita di elevare la quantità delle prestazioni per essere riconfermati o assunti.

Questo tristissimo episodio cade proprio in coincidenza della sentenza di appello che, di fatto al quarto grado di giudizio, condanna alcuni dirigenti dell’AST quali responsabili del rogo di Torino e della morte di sette operai. Per quanto tutti noi si possa avere anche dubbi, talvolta, sul funzionamento della magistratura, obiettivamente, questa ennesima condanna ci obbliga a riflettere. Soprattutto noi ternani. Perché, va detto senza veli ne equivoci, anche in questo caso i giudizi della politica locale e del sindacato sono fin qui stati orientati ad una certa leggerezza, quasi partigianeria. Come se la vita umana avesse un prezzo, diverso a seconda che i responsabili siano amici politici o dirigenti amici di aziende locali ed i morti in fondo fossero lontani da noi, con una inflessione dialettale a noi non consueta, altre storie ed altre abitudini.

Tutto ci è grave, va detto e sottolineato una volta per tutte. Viviamo una fase della storia in cui valori una volta assoluti quali l’onestà, il rigore nell’amministrare la cosa pubblica, l’etica privata e pubblica, appaiono ad alcuni, forse troppi, come cose desuete, da libro Cuore o al massimo da Costituzione postbellica superata da una Costituzione materiale molto più sbrigativa. A destra e a sinistra. Non è così, non può essere così, mi rifiuto di accettare anche in minima parte che questa possa essere la lettura che segue alcuni fatti drammatici che la cronaca ci riserva.

David Raggi è stato stroncato in un episodio deprecabilissimo che ha giustamente scosso le coscienze di tutti, Jacopo Fioramonti è morto in situazione diversa ma che non può non indignarci, forse ancor di più, ed impone a tutti una riflessione e la doverosa ricerca di tutte le responsabilità, a prescindere dalle indagini della magistratura, perché non esistono morti di seria A e morti di serie B, come la tutela della salute è altrettanto doverosa perché inerisce ciò che abbiamo di più caro, e tutti debbono sapere, dirigenti industriali, politici messi dalla politica ai vertici delle società partecipate, ma anche dirigenti politici, che non esistono scusanti. Mai. Sentir parlare certi sindacalisti/politici in termini di imponderabilità, con preoccupante leggerezza, quando in altre occasioni si scagliano con veemenza e non poca demagogia, obbliga a giudizi severi. Molto severi.

Vogliamo aprire un dibattito oppure si preferisce la consueta omertà di comodo?”.

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