Terni, Isrim chiude, dipendenti: ”Politici inadeguati e irresponsabili. 32 famiglie sul lastrico”

Tra contratti di solidarietà e cassa integrazione, negli ultimi due anni hanno ricevuto stipendi dimezzati continuando a lavorare duramente. Sacrifici che i dipendenti dell’Isrim avevano fatto per salvare il proprio istituto ma che si sono rivelati vani: la Regione Umbria, in accordo con Comune di Terni e Provincia di Terni, lo scorso 8 ottobre ha deciso di liquidarlo. Ora gli stessi dipendenti del centro di ricerca ternano accusano duramente la politica giudicata inadeguata e irresponsabile.

In un comunicato, i lavoratori che ora rischiano di rimanere senza lavoro (ad oggi per loro ci sono soltanto ipotesi di riassunzione in altri enti, tutte da verificare e poi mettere in pratica), ricordano che ora 32 famiglie finiranno sul lastrico. Tutto per colpa di politici che stanno creando “il deserto”. Critica che i dipendenti possono avanzare visto che per il centro di ricerca ternano, le decisioni sono in mano agli enti pubblici, detentori del 68% delle quote (socio di maggioranza relativa con oltre il 35% è la Regione Umbria tramite Sviluppumbria, circa il 20% è del Comune di Terni e il resto della Provincia di Terni).

Il comunicato dei dipendenti:

Siamo ormai agli ultimi atti di una vicenda assurda ma emblematica di come la politica gestisce il nostro futuro e gli ormai pochi strumenti messi a disposizione per lo sviluppo territoriale .

Oggi dalle ore 15,00 il Comune e la Provincia di Terni soggiacendo a quanto già deciso dalla Regione Umbria (socio di maggioranza attraverso Svilluppumbria dell’ISTITUTO), sanciranno la messa in liquidazione di ISRIM.

L’istituto, patrimonio pubblico, investimento da 32 Mld di vecchie lire (anni ‘90) sta per essere svuotato della parte piu’ preziosa del suo contenitore: ricercatori di affermata fama e di strategica importanza per oltre 200 piccole e medie imprese (sparse sul territorio nazionale e locale), andranno ad infoltire la già vasta schiera di disoccupati ed inoccupati . Trentadue famiglie si troveranno, a breve, sul lastrico.

Con un giro di affari (medio) di circa 3,5 Mln di euro /anno l’Istituto, per 20 anni, ha fatto circolare sul territorio umbro valore ben al di al di là del suo investimento iniziale, attirando investimenti e ricchezza esogena nazionale ed internazionale: questo con buona pace di chi, in modo disinformato se non disonesto, insinua nell’opinione pubblica il dubbio che sia stato sprecato un patrimonio pubblico.

Brevetti, pubblicazioni scientifiche e servizi avanzati di elevata specializzazione non hanno dato a lor signori adeguate garanzie che, a fronte del superamento di questa fase di crisi, l’ISTITUTO aveva tutte le potenzialità per tornare ad essere una risorsa per lo sviluppo del Ns. territorio.

Strutture vuote e macchinari altamente tecnologici resteranno il simbolo di uno strumento troppo sofisticato e troppo incompreso per essere adeguatamente supportato dalla Ns. classe dirigente.

Le conoscenze e l’esperienza sviluppata negli anni a sostegno dei processi di innovazione di ditte nazionali e locali, questa funzione “pubblica”, così concreta e vicina ai bisogni reali delle imprese è quella che i Ns. politici non hanno colto in tutta la sua importanza e strategicità.

Resta l’amara constatazione che, anche quando si ha la possibilità, i mezzi e l’autorevolezza per organizzare e rilanciare il Ns. futuro, la Ns. classe politica, con la progettualità e la lungimiranza che la contraddistingue, non riesca a fare altro che considerare un Istituto di Ricerca solo un “inutile” costo da sopprimere in nome della “spending review”.

Nel caso ISRIM, questa volta, le multinazionali non c’entrano, sappiamo, benissimo farci male da soli: ieri il Magnetico, poi la Basell, oggi la Sangemini e la SGL Carbon (alle quali va tutta la ns. solidarietà) in attesa che, ancora una volta, la benedetta multinazionale arrivi, risolva i problemi contingenti , sprema il territorio a dovere per qualche anno e, quando i conti non tornano più, ci lasci il deserto che conosciamo e su cui risulterà impossibile ricostruire. Questa è l’unica “politica industriale “ di cui siamo capaci.

Come si fa a non capire che, se vogliamo essere protagonisti del nostro futuro e, oseremo dire, salvaguardare anche la ns. stessa autonomia territoriale è necessario attivare e supportare, fin da adesso, tutti i processi e gli strumenti che ci consentano di gareggiare, ad armi pari, sul terreno dell’innovazione e dello sviluppo industriale di eccellenza?

Come si fa a non capire che, se continueremo a liberarci dei ns. Istituti di Ricerca continueremo ad essere nient’altro che terra di conquista per chi, i propri centri di ricerca e sviluppo li tiene altrove e viene qui solo per accaparrarsi l’ormai, residuo, patrimonio di conoscenze e di competenze faticosamente creato nei 100 e piu’ anni di gloriosa storia industriale Ternana?

Mandate pure in malora ISRIM, ma ricordatevi che così facendo non vi sottrarrete, comunque, alle sfide che la competività internazionale impone e che, a causa della Vs. irresponsabilità, saremo costretti ad affrontare, nel prossimo futuro, solo.. nel peggiore dei modi!

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