Terni, Liberati: ”Scorie Ast ovunque, a Nera Montoro cumuli di veleni alti 30 metri”

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Andrea-LiberatiCumuli di scorie siderurgiche sotterrate a Nera Montoro da 70 anni con conseguente pesante contaminamento delle falde e del sottosuolo. A denunciarlo è Andrea Liberati, attualmente candidato alle regionali 2015 per il Movimento 5 Stelle, che nei mesi scorsi, in qualità di rappresentante di Italia Nostra, ha sollevato una lunga serie di questioni ambientali di Terni.

Il comunicato di Andrea Liberati:

“Il fu giardino diletto del Grand Tour –la Conca Ternano-Narnese, gioia e delizia dei poeti romantici di mezza Europa- è stato utilizzato negli ultimi 100 anni quale colossale deposito di scorie siderurgiche prima dallo Stato italiano, titolare delle acciaierie, e poi dalla Thyssen, detentrice degli impianti di viale Brin dal 1994. Su questo, purtroppo, nessuna nuova.

Oggi usciamo dall’ex giardino per recarci in direzione Orte, facendo tappa a Nera Montoro: siamo venuti in possesso di dati che indicano come le suddette scorie, unitamente alle ceneri di pirite, elementi fortemente ammorbanti, siano state impiegate ben al di là del bacino locale. E’ il ‘caso Nera Montoro’.

Nera Montoro sottosuoloNegli anni ’40, la società ‘Terni’, allora proprietaria di gran parte del sito industriale di Montoro, alterando la conformazione naturale dei suoli, sotterrò (anche lì) i suoi inquinantissimi rifiuti, creando montagnole di scorie fortemente avvelenate, alte fino a 30 metri, al fine di realizzare i piazzali degli stabilimenti e i terrazzamenti sul fiume Nera.

Qual è oggi il retaggio di tanto fervore?

a) Le falde dell’area sono contaminate. La Regione Umbria ha infine approvato anni fa un progetto di bonifica tuttora in corso, provando a isolare il sito con degli sbarramenti, consistenti in ben 48 pozzi da cui si emunge l’acqua sporca per avviarla a un apposito sistema di trattamento.

b) Il sottosuolo, ovviamente, registra numeri impressionanti quanto a concentrazioni di arsenico –fino a dieci volte oltre il valore di allarme a ben 11 metri di profondità- e di piombo –fino a nove volte oltre il livello di allarme: è il caso del Fosso dell’Osteriaccia, così come fotografato nel 2006 dall’analisi di rischio Syndial, Gruppo Eni (allegato).

c) In superficie i terreni sono stati pure rimossi fino a un metro di profondità, ma tutto questo non sembra ancora sufficiente, perché è stato accertato che, nonostante l’applicazione delle ‘migliori tecnologie disponibili’, i valori residui previsti nel sottosuolo continueranno a eccedere le soglie di concentrazione individuate nel D.M. 471/99.

Benvenuti dunque a Nera Montoro, porta d’accesso al fu giardino del Grand Tour: nei prossimi giorni rientreremo direttamente nella Conca per rivelare altre scomode verità”.

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