Terni, Mafia Capitale e rifiuti, Comitato No Inc: ”Politica si assuma responsabilità”

Alla luce delle notizie su Mafia Capitale, in particolare quelle che riguardano Terni, il Comitato No Inceneritori Terni questa mattina ha tenuto una conferenza stampa per dire la propria. Dopo aver ricordato le principali questioni scoperchiate dalle recenti indagini, il Comitato ha posto delle questioni politiche, richiamando le responsabilità degli amministratori locali.

L’esponente del Comitato No Inc ternano, Fabio Neri, ha fatto il punto della situazione, citando gli elementi più preoccupanti emersi recentemente.  E’ stato ricordato l’ormai noto appalto di revamping dell’inceneritore di Maratta che Acea aveva affidato a Terni Scarl in cui figurava una società riconducibile a Riccardo Mancini, presunto membro di spicco di Mafia Capitale. Un fatto finito nell’inchiesta principale visto che “la Procura di Roma ha disposto il sequestro delle quote che Mancini deteneva in Terni Scarl”. Neri ha poi citato il rapporto d’affari tra la cooperativa ternana Cosp Tecno Service con Salvatore Buzzi e il fatto che la stessa cooperativa sia coinvolta in un’inchiesta siciliana sempre relativa alla gestione di rifiuti.

Completando il quadro, Neri ha aggiunto: “Ancor prima di queste vicende, Acea, pur non coinvolta in indagini, è stata socia di Cerroni nell’inceneritore di Albano (fatti relativi a quell’inceneritore rappresentano alcuni degli elementi che hanno portato all’arresto di Cerroni stesso). Tra l’altro – ha aggiunto en passant – in quella vicenda uno degli avvocati difensori di Cerroni è Giorgio Martellino, figlio del procuratore di Terni”.

Dopo aver disegnato il quadro delle criticità, Neri ha spiegato: “Noi poniamo un problema politico: sia Acea che Cosp, in città e in provincia, hanno un ruolo fondamentale nel settore dei servizi. Acea è addirittura socia del Comune tramite Asm, un’impresa che ha quindi un ruolo fondamentale nel settore dei rifiuti. Cosp non solo ha molti appalti in città in vari settori ma è anche socia di Asm nell’appalto da 400 milioni di euro. Riteniamo impensabile e assurdo il fatto che l’amministrazione non abbia espresso una sua opinione in merito” alle inchieste che hanno coinvolto le due società. Secondo Neri “non è pensabile che tutto questo venga liquidato con un ‘attendiamo fiduciosi l’operato della magistratura’ perché la politica deve prendere atto della situazione e nel frattempo dovrebbe esprimere preoccupazione. E questo non c’è stato”.

Anche in relazione al recente dibattito in Consiglio comunale dedicato in larga parte a Mafia Capitale e alla legalità, secondo Neri “è stato posto in termini sbagliati, cioè ‘mafia o non mafia’, cioè la presenza o meno di clan criminali, di camorra, ‘ndrangheta o Cosa nostra. I problemi da affrontare sono altri e cioè, uno: come vengono gestiti gli appalti pubblici; due: lo strapotere di Acea a Terni, sia in provincia che, in modo particolare, in città. Uno strapotere che condiziona la gestione dei servizi. Il fatto che la raccolta differenziata stia al 42% secondo me è indicativo”. Il sospetto è che “l’amministrazione sta portando questa città a far sì che lo Sblocca Italia individui Terni come una delle sedi impiantistiche dove far bruciare rifiuti regionali ed extraregionali”.

Secondo il Comitato No Inc “i problemi si amplificano alla luce del decreto Sblocca Italia e della prossima quotazione di Asm. Prima di tutto noi siamo contrari alla privatizzazione dei servizi, pensiamo che servizi come la gestione dei rifiuti, del sistema idrico, ecc, debbano rimanere in mani pubbliche. Preoccupante il fatto che con la quotazione di Asm, Acea sia uno dei candidati favoriti ad entrare, vista già la presenza capillare in Umbria”.

A proposito di Acea, per Neri è rilevante anche il fatto che “non abbia smentito l’articolo dell’Espresso” uscito venerdì scorso. E ricorda inoltre quanto lo stesso Espresso aveva riportato qualche settimana prima, vale a dire il fatto che, secondo un’interrogazione della parlamentare del M5S, Federica Daga, Acea, per l’inceneritore di Terni, non avrebbe fatto richiesta di accesso agli incentivi per energia prodotta da fonti rinnovabili (così viene considerata dalla legge quella prodotta dagli inceneritori…). Per Neri è una questione che va capita: “Come mai, dopo un investimento da 21 milioni di euro per il revamping, non sono stati chiesti gli incentivi? D’altra parte Acea al 51% è pubblica e dovrebbe chiarire gli aspetti della gestione”.

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