Terni, Melasecche: ”Delibera Verdi viola 6 norme” e accusa assessore di ”favori ad amici”

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Enrico MelaseccheLa delibera sul restauro del teatro Verdi viola 6 norme tra leggi e regolamenti urbanistici ed edilizi. Lo sostiene il consigliere comunale Udc Enrico Melasecche in un comunicato in cui accusa il sindaco di una gestione del personale assurda e l’assessore ai Lavori pubblici di “favori ad amici politici e mogli di amici”.

Il consigliere spiega di aver effettuato l’accesso agli atti sulla delibera del teatro Verdi ed entra nei dettagli di tutte le anomalie e le violazioni che ha riscontrato. Prima di tutto non sarebbe stato rispettato l’iter per la variante urbanistica al Piano (PRG), poi riscontra l’assenza di un obbligatorio piano attuativo, sostiene che sia stato ignorato l’obbligo di presentare un “progetto unitario di ridefinizione urbana”, accusa la violazione della normativa nazionale sul rispetto delle altezze nel centro storico.

Il comunicato del consigliere comunale Enrico Melasecche:

“Al Comune di Terni, quanto a competenze, la politica ha fatto miracoli, come se un malato venisse curato da un ingegnere o un ponte venisse costruito da un medico. Di Girolamo è stato in grado di fare anche questo:

– mettendo un allenatore di calcetto ad Assessore ai LLPP;

– epurando da “Ingegnere Capo” un ingegnere con provata esperienza (ex Ingegnere Capo a Terni edOrvieto) solo perchè sgradito al Direttore Generale;

– mettendo a dirigente apicale dei LLPP un laureato in giurisprudenza senza la minima esperienza nel settore ed una decente conoscenza di urbanistica, edilizia e LLPP;

– dopo aver pre-pensionato l’ex “Ingegnere Capo” al Comune di Spoleto, indigesto perché professionalmente indipendente.

Una gestione del Personale assurda frutto di faide personali e politiche che sembra fatta da dilettanti allo sbaraglio. Conseguenze? L’Assessore, spergiuro, dopo aver dichiarato solennemente che mai e poi mai avrebbe sprecato danaro pubblico nell’assegnare all’esterno progettazioni, ristrutturazioni, piani per la sicurezza fa esattamente il contrario, violando peraltro la legge, favorendo casualmente amici politici e mogli di amici (cubo rosso a Largo Manni, Palazzo Carrara, Teatro Verdi). Sul Verdi alla fine dei giochi solo di spese tecniche il Comune andrà a spendere una cifra che potrà sfiorare il milione di euro, salvo produrre danni in ritardi, ricorsi, errori materiali perché se la “direzione tecnica” interna fa acqua le conseguenze non possono che essere quelle cui assistiamo.

Abbiamo presentato in aula lunedì 27 gennaio una richiesta di verifica della famigerata delibera sul Verdi che espone in modo preciso ben sei violazioni di leggi nazionali, regionali e regolamenti in materia urbanistico-edilizia, con la necessità immediata, se i dubbi dovessero essere confermati, di annullamento della delibera di consiglio comunale in autotutela. Abbiamo poi effettuato l’accesso agli atti per comprendere come sia potuto accadere. Dai tre verbali della conferenza di servizi cui dovevano partecipare tutti gli enti ed uffici interessati emerge che:

1)- alla prima riunione del 27.05.2013 era presente il Dirigente all’Urbanistica che ha precisato: “il progetto comporta la necessità di una variante urbanistica al Piano (PRG) per la quale VA SCONTATO L’INTERO ITER” (mentre il C.C. ha approvato la variante con una procedura semplificata in violazione delle disposizioni della legge regionale evitando in tal modo le fasi di adozione, pubblicazione ed esame delle osservazioni/opposizioni di chiunque vi abbia avuto interesse). Il Dirigente ha precisato altresì la necessità della redazione di un planovolumetrico che definisca altezze e aree di sedime dei nuovi corpi di fabbrica, (oltre 6.000 mc) dato che gli aspetti architettonici del progetto definitivo esulano da quelli urbanistici ma era assente tanto bene il dirigente all’Edilizia;

2)- alla seconda dell’ 8.07.2013 l’ing. Salvatoni constata che “il teatro non sarà un teatro di produzione e lirico”. Era assente l’Urbanistica mentre era presente la rappresentante della Direzione Edilizia che hadichiarato la necessità del “piano attuativo con planovolumetrico per ampliamento, con particolare agli affacci ed ai passaggi, da inviare in pubblicazione per le eventuali osservazioni”, ha quindi illustrato i contenuti generali della normativa specifica e operato una rassegna dei temi tecnici da affrontare nella formulazione della variante urbanistica (diritti eventuali del confinante, distanze ed autorizzazioni)”precisando, in ultimo, che non si può prescindere dal planovolumetrico, e che, in ogni caso, “si riserva di verificare in seguito il progetto sotto l’aspetto del rispetto delle norme edilizie”;

3)- alla terza, conclusiva, è assente sia la Direzione Urbanistica che quella dell’Edilizia ed il verbale ignora completamente le prescrizioni precedenti cosicché la determina dirigenziale conclusiva ha dato atto che l’approvazione della Conferenza dei Servizi ha comportato l’acquisizione, tra l’altro, anche del titolo abilitativo edilizio, che, quindi, risulta in palese contrasto con le previsioni del PRG e della normativa regionale e statale!.

Quindi la famigerata delibera è stata presa:

a)- senza uno straccio di piano attuativo obbligatorio con il relativo planovolumetrico;

b)- senza aver fatto le pubblicazioni e senza aver consentito le osservazioni di confinanti, associazioni e cittadini e di chiunque abbia interesse come dispone la legge;

c)- ignorando completamente le prescrizioni che l’Urbanistica aveva fatto approvare dal Consiglio Comunale con il PRG per quanto riguarda l’obbligo del preventivo “progetto unitario di ridefinizione urbana”, obbligatorio, per il settore “C” di Via S Agape e Via dell’Ospedale vanificando in tal modo gli obiettivi prioritari di riqualificazione urbana voluti dall’A.C. e confluiti come norma prescrittiva specifica nel PRG (violata);

d)- trascurando completamente la normativa nazionale sul rispetto delle altezze nel centro storico superando di molto l’antistante Palazzo Carrara (la torre scenica e volumi in ampliamento viene alzata a 21 metri, come un palazzo di sette piani – ma la Soprintendenza, tanto per cambiare, dov’era?) senza uno straccio di progetto architettonico generale, in base ad un progetto del tutto parziale relativo al consolidamento strutturale a voler tacere delle altre irregolarità descritte nell’esposto presentato.

Ebbene, come è possibile che in Comune la confusione sia tale per cui l'”Ingegnere Capo”, che ingegnere non è, firmi la “regolarità tecnica” di una delibera e del relativo emendamento che fanno acqua, giustificandosi con il fatto che “gli aspetti della variante sono stati concordati (?!) dal dirigente dell’urbanistica e dal RUP”, suo diretto dipendente?

Il Segretario Generale dovrà spiegare l’accaduto per accertare le responsabilità di questo pasticcio.

Dal Sindaco, che ha combinato nella compagine del Personale il caos cui assistiamo, pretendiamo una risposta seria e competente, possibilmente supportata tecnicamente (e giuridicamente), nonostante tutto”.

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