Terni, Piermatti lascia il PD, Mascio passa al gruppo misto

Altra giornata movimentata per la politica ternana, in attesa della riunione della segreteria comunale del PD di questa sera. Se in serata ad abbandonare il proprio partito è stato il Presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mascio, che lascia Rifondazione Comunista per approdare il gruppo misto, nel pomeriggio si è dimesso dal PD il Consigliere comunale e presidente della terza commissione Sandro Piermatti.

Per il consigliere, in un clima sempre più teso dopo la bocciatura del piano di riequilibrio da parte della corte dei conti, la avventura a Palazzo Spada continua all’interno del Movimento democratico e progressista.

A detta dello stesso Piermatti la scelta è maturata dopo un periodo di in cui il PD è diventato “sempre più il ‘partito del segretario’ altro che comunità dei riformisti”, in cui il consigliere non riconosce più la possibilità di dialogo e accusando il segretario di contrapporre al modernismo sui diritti civili l’abbandono dei diritti sociali, tematica che Piermatti ritiene alla base della sinistra e che proverà a far tornare al centro del dialogo, almeno a Palazzo Spada, all’interno dell Movimento Democratico e Progressista.

Di seguito le sue parole:

La mia esperienza di militante e dirigente, locale, del Pd si è conclusa. Ho partecipato con spirito critico ma come sempre costruttivo all’ultimo congresso, consapevole della riconferma di Renzi, speravo che la sconfitta elettorale e al referendum costituzionale, consentissero di aprire una riflessione sulle vere ragioni di questi risultati negativi. Mi sono sbagliato, e l’ultima direzione ne è la conferma che il Pd è sempre più il ‘partito del segretario’ altro che comunità dei riformisti, il luogo cioè dove poter costruire un nuovo progetto, per il paese. Non c’è spazio per chi dissente, non c’è ascolto, o si è ‘gufi’ o disfattisti! Si continua con avanzare proposte di mitigazione delle politiche neo liberiste, mentre nel paese reale aumenta la povertà, le disuguaglianze sociali, la precarietà nel lavoro. Aumenta nelle famiglie tra i singoli cittadini la sensazione di non farcela, da qui nasce il consenso alle forze populiste e l’astensionismo crescente soprattutto nel popolo della sinistra. La modernità dei diritti civili, impegno per tutta la sinistra e le forze di progresso non possono essere contrapposti ai diritti sociali come il ‘renzismo’ propone. Di fatto con il jobs act, al di là dei buoni propositi come il “contratto a tutela crescente” si è proceduto al più ampio sistema di destrutturazione dei diritti sul mercato del lavoro che la storia repubblicana ricordi. Con la politica dei bonus si sono ridistribuite risorse importanti senza incidere realmente sulle condizioni di vita dei meno abbienti a partire dai giovani. Si continua con la proposta di richiedere meno tasse per tutti (aliquota unica) cancellando il principio di progressività del prelievo fiscale impedendo, così, la possibilità di reperire risorse per favorire investimenti e buon lavoro. In questi mesi di riflessione se rimanere o non nel Pd , nella vita reale mi sono imbattuto in tante situazioni di disagio, anche nella nostra città, senza fare nomi ovviamente, mi è capitato di incontrare una ragazza, laureata con 110 e lode in farmacia, che ha trovato subito lavoro; 40 ore settimanali 600 euro. Di paga (attraverso un bonus pubblico); un amico quasi 60enne licenziato come autotrasportatore reimpiegato in una ditta del nord costretto a lavorare oltre 20 giorni al mese, estero su estero, dormire sul camion, per poco più di 1.500 euro al mese; ho incontrato persone che in coda per prenotare le analisi chiedeva se qualche test era indispensabile per cercare di risparmiare qualche euro. Ecco, per queste ragioni credo sia indispensabile la costruzione di una nuova sinistra! Altro che attesa del fallimento di Renzi. Non c’è tempo. Il rischio è quello di consegnare il paese ai populisti e alla destra. Serve un nuovo impegno per organizzare la sinistra, una sinistra nuova, inclusiva dove il noi venga inequivocabilmente prima dell’io.

Una sinistra, che consapevole della sua storia, sappia però guardare e interpretare con gli occhi della modernità l’oggi e il futuro. Una sinistra riformista e di governo, radicale ma non massimalista, ma con una visione di un mondo meno ingiusto di quello attuale. La sinistra non vive solo nel Pd, come sottoscrissi nel documento congressuale locale, per questo insieme ad altri compagni e compagne, nei giorni scorsi abbiamo deciso di avviare un lavoro per organizzare anche a Terni il Movimento Democratico e Progressista.

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