Terni, prevenzione incendi tagliando vegetazione e bruciandola in centrali a biomasse, no del M5S

Nell’estate 2012, Terni è stata devastata da decine di incendi che hanno bruciato oltre 700 ettari di bosco. Una devastazione ambientale messa in atto dai cosìdetti piromani e favorita da un’inefficiente attività di prevenzione. A partire da quest’anno, il principale rimedio escogitato dalla Regione Umbria per evitare che si ripeta tale scempio, è quello di eliminare i primi 30 metri di strati inferiori della vegetazione dei boschi. Riducendo erba e cespugli all’inizio dei boschi (la parte in prossimità delle strade), si dovrebbe ridurre la loro infiammabilità.

Oltre a sembrare di scarsa o nulla efficacia (un piromane dovrebbe semplicemente percorrere qualche decina di metri di terreno “pulito” per raggiungere la parte boschiva più infiammabile), tale soluzione porta con se un altro problema ambientale: la vegetazione tagliata verrebbe bruciata nelle nuove centrali a biomassa in costruzione in Umbria (una delle quali ad Arrone) con inevitabile emissione di polveri sottili e sostanze nocive.

Tale piano regionale di prevenzione degli incendi è fortemente criticato dal Movimento 5 Stelle di Terni che in un comunicato stampa parla di “un chiaro disegno dettato dalla linea di pensiero della maggioranza del Pd” volta a costruire e favorire le centrali a biomassa. Il M5S ritiene che la cattiva politica sia complice dei piromani e, per prevenire efficacemente gli incendi, propone di introdurre il sistema dei “contratti di responsabilità” che in alcune zone della Calabria, nel periodo 1999-2005, ha permesso di ridurre gli incendi del 90%. In sostanza si tratta di affidare la tutela di porzioni di territorio ad associazioni di volontariato che, partecipando ad appositi bandi, “ricevono un rimborso spese ed altri emolumenti economici in maniera inversamente proporzionale alla superficie incendiata nelle aree a loro assegnate: insomma, meno fuoco c’è, più si guadagna!”.

Questo il comunicato stampa del Movimento 5 Stelle:

Nella “proposta di piano antincendi” della Regione Umbria per la Bassa Valnerina (che interessa i comuni di Terni, Arrone, Montefranco, Polino e Ferentillo) si evince che grossa parte del piano di prevenzione consisterebbe nella creazione di “fasce antincendio”. Questo attraverso l’eliminazione degli strati inferiori della vegetazione e una riduzione della densità dello strato arboreo per una lunghezza di 10-30m, dando vita nei fatti ad una drastica riduzione della vegetazione adiacente alle strade del territorio.

A prescindere da un giudizio sulla reale necessità di tale intervento al fine della prevenzione è curioso notare come si intenda “Valorizzare” il materiale boschivo tagliato attraverso il processo di incenerimento all’interno di Centrali a Biomasse. Centrali che ormai stanno spuntando come funghi in tutta la regione, in un chiaro disegno dettato dalla linea di pensiero della maggioranza del PD. La localizzazione di tali impianti sarebbe individuata nel comune di Arrone, territorio in cui già è in corso l’avviamento di una centrale a Biomasse alimentata ad olio di colza dove è prevista la realizzazione di un impianto di teleriscaldamento. Chiediamo per questo alla Regione se intenda davvero avviare la costruzione di ulteriori impianti di incenerimento in Valnerina e – in caso affermativo – di informare immediatamente la cittadinanza su quali siano i siti individuati e in quale specifica forma si intenda agire.

Detto ciò teniamo a ribadire la totale contrarietà del MoVimento 5 Stelle ad impianti di incenerimento che mettano a rischio la salute pubblica e la sicurezza ambientale, siamo pronti inoltre a percorrere tutte le strade a nostra disposizione sostenendo pienamente i comitati locali di cittadini e sollevando il livello della discussione a più alti livelli istituzionali.

Rinnoviamo infine la proposta presentata dal MoVimento 5 Stelle Terni nel comunicato stampa del 22/08/2012 dal titolo “La cattiva politica è complice dei piromani”. Non possiamo nemmeno immaginare quello che debba essere dover rivivere l’incubo vissuto la scorsa estate nel nostro territorio violentato da incendi devastanti che rimarranno uno squarcio enorme che ci porteremo avanti per molti anni.

La proposta parte dalla volontà di invertire l’ordine dei fattori a favore della prevenzione degli incendi. Perché non occupare lo stesso numero di forestali impiegati nello spegnimento e nella riparazione dei danni nella prevenzione degli incendi? Perché non destinarli alla bonifica dei boschi abbandonati? Rovesciare il meccanismo di causa effetto: chi spegne l’incendio, senza incendio non lavora; chi bonifica il terreno boschivo, invece, può vivere grazie alla mancanza di incendi.

Questa politica di prevenzione a nostro avviso andrebbe unita al “metodo Perna” (dal nome del suo ideatore il prof. Tonino Perna, Direttore del Parco dell?Aspromonte nel periodo 1999-2005), metodo che prevede l’introduzione dei cosiddetti “contratti di responsabilità” a fini anti-incendio. Attraverso questi contratti, le associazioni di volontariato (spesso formate da giovani disoccupati) che partecipano ad appositi bandi, ricevono un rimborso spese ed altri emolumenti economici in maniera inversamente proporzionale alla superficie incendiata nelle aree a loro assegnate: insomma, meno fuoco c’è, più si guadagna! In Calabria, ad esempio, il sistema è costato circa 200 mila euro a stagione per tutelare un’area di 80.000 ettari, in Aspromonte. Sono stati siglati accordi tra l’Ente Parco e alcune associazioni che hanno sottoposto il territorio del Parco ad una continua vigilanza e manutenzione in cambio di un semplice rimborso spese, che poteva essere ridotto del 50 per cento in caso gli incendi avessero superato lo 0,4% della superficie avuta in affidamento. Con questa politica, nel periodo 1999-2005, gli incendi sono stati ridotti del 90%.

Riproponiamo le domande dell’anno scorso: questo Sistema è troppo poco costoso per adottarlo anche in Umbria? Forse sì o forse si preferisce spendere molto a posteriori piuttosto che adottare l’unica scelta logica nella lotta agli incendi: lavorare per prevenirli.

Stampa