Terni, processo inceneritore Asm, De Luca e Melasecche: Comune si costituisca parte civile

Il Comune di Terni si costituisca parte civile nel processo per la morte di due operai dell’inceneritore Asm. A chiederlo è Thomas De Luca del Movimento 5 Stelle che annuncia una mozione in merito, ed Enrico Melasecche di I love Terni che ha presentato un atto di indirizzo. Le iniziative dei due consiglieri arrivano in seguito alla decisione della Cassazione che martedì scorso ha accolto il ricorso della procura contro il non luogo a procedere: il fascicolo torna quindi dal gup.

Già nel precedente procedimento preliminare erano giunte analoghe richieste da parte dell’opposizione che il sindaco Di Girolamo aveva però fatto cadere nel vuoto.

Scrive De Luca: “Il gruppo consiliare del M5S presenterà una mozione per impegnare il Sindaco Leopoldo Di Girolamo a far costituire il Comune di Terni parte civile all’interno del processo sull’inceneritore ASM, chiedendo pubblicamente al Presidente Giuseppe Mascio e alla Conferenza dei capigruppo che venga inserita come primo punto all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale. Le scelte sbagliate del passato non possono condizionare in alcun modo l’amministrazione attuale. Questo processo riguarda l’intera comunità ternana non solo le famiglie dei due lavoratori morti e la vita degli altri due che si sono ammalati all’interno di quell’inferno. Ciò che è avvenuto in quegli anni ha avuto e sta avendo ripercussioni incalcolabili per tutta la popolazione ternana. Ripercussioni su cui nessuno può arrogarsi il diritto di tacere, di voltarsi dall’altra parte, di abbandonarsi all’indifferenza.

Successivamente all’accoglimento del ricorso da parte della Corte di Cassazione, che riporta al punto di partenza il processo riguardante l’omicidio colposo per la morte dei due lavoratori nell’inceneritore ASM, il Comune deve tornare sui propri passi. Tutti i consiglieri di maggioranza e d’opposizione si trovano di fronte ad una scelta obbligata in cui ognuno è personalmente responsabile e coinvolto. Se il lavoro, come ha dimostrato la mobilitazione della nostra comunità in occasione della vertenza AST, è elemento fondante e cardine della nostra città, il diritto alla salute ed a veder tutelata la propria vita nello svolgimento di esso è l’elemento più importante. Il diritto alla vita e alla salute dei cittadini non è barattabile con gli interessi di nessuno. In attesa della mozione di sfiducia”.

Melasecche in un atto di indirizzo ha scritto: “Tale argomento è stato più e più volte sollevato dal sottoscritto con atti formali ed interventi sia in aula che sulla stampa anche nel corso della trascorsa consiliatura in omaggio a quella etica del bene comune declamata molto nei discorsi ufficiali ma tradita spesso nei comportamenti concreti. La risposta agli atti da me presentati è stata improntata ad una opacità di partito, per non dire omertà, con cui si è preferito, piuttosto che declinare con risposte coerenti quella trasparenza ed indipendenza istituzionale declamata nei comizi elettorali, seguire una partigianeria che favorisce i compagni di politica piuttosto che i valori di indipendenza e di ampia rappresentanza dell’intera comunità cittadina. Addirittura, si è cercato di nascondere la responsabilità e la funzione alta della politica dietro a giudizi dei dirigenti per evitare di costituire parte civile il Comune in tutti quei procedimenti in cui sono stati rinviati a giudizio politici del proprio partito o di formazioni parallele”.

Melasecche accusa: “E’ stata negata dal Sindaco, nella passata consiliatura, persino la ostensione della documentazione relativa alla corrispondenza intercorsa con i dirigenti stessi su tale argomento. Se non bastasse, il Sindaco ed alcuni dirigenti, per fare una sorta di claque a favore dei compagni di partito ed influenzare quel GIP (che poi, strana coincidenza, archivi la richiesta del Pubblico Ministero, smentito in questo dalla sentenza della Cassazione), piuttosto che stare a lavorare in ufficio, funzione per cui sono retribuiti, si sono recati in Tribunale accedendo illegalmente alle sedute in camera di consiglio in cui è consentita la presenza solo dei diretti interessati e dei loro patrocinanti, presenza tollerata dallo stesso GIP di cui sopra”.

“Il problema – è scritto ancora nell’atto del consigliere – oggi si ripropone dopo la sentenza della Corte di Cassazione che per la seconda volta ha recepito le ragioni del Pubblico Ministero dott.ssa Massini, rimettendo in discussione ulteriormente l’archiviazione disposta dal GIP, inizialmente rispetto al mobbing, oggi relativamente alla connessione fra presunti reati penali e la morte di alcuni lavoratori sottoposti a condizioni di lavoro incredibili da parte di un’azienda il cui unico azionista è il Comune di Terni, quindi gestita da sempre dalla politica non sempre in base a criteri di trasparenza, indipendenza, efficienza e merito”.

Per Melasecche “troppo spesso, artifici procedimentali ed inefficienze del sistema giudiziario vengono strumentalmente utilizzati da legali ben retribuiti per fare in modo di superare i termini fissati dalla legge per la prescrizione nell’intento di evitare sentenze che, evidentemente, si ritengono con elevata probabilità a proprio sfavore. Tale comportamento, pur se nei limiti della legittimità, cozza in modo grave con il principio di giustizia garantito dalla Costituzione e di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge che in un Paese come il nostro vengono anch’essi declamati ma molto spesso derubricati ad argomenti da accademia”.

Nell’atto di Melasecche si impegna il sindaco “da oggi in poi, a costituire il Comune parte civile in tutti quei processi in cui soggetti vari, quindi politici, dirigenti o altri, abbiano agito in modo non corretto e per tale ragione vengano rinviati a giudizio dopo la fase delle indagini ogniqualvolta tale costituzione sia consentita dalla legge e ci sia per le note ragioni di opportunità processuale relativamente al rimborso dei danni causati all’Ente, ma anche e sopratutto per declinare concretamente quella indipendenza delle istituzioni da interessi amicali degli eletti nei confronti di compagni di partito o di altra provenienza, a maggior ragione oggi dopo il voto all’unanimità del consiglio comunale sulla adesione alla Carta di Pisa; impegna moralmente, sindaco, assessori, consiglieri comunali e chiunque abbia svolto funzioni pubbliche a rinunciare alla prescrizione ogniqualvolta tale istituto diventi nei fatti l’ostacolo all’accertamento della verità in un giudizio penale o amministrativo”.

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