A Terni prosegue il dibattito politico locale sul caso dei rifiuti romani, che ha preso piede dopo le dichiarazioni del neo-sindaco di Roma Virginia Raggi e continua dopo la smentita dell’assessore all’Ambiente Paola Muraro. Oggi era intervenuto il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Marco Cecconi, accusando gli esponenti del M5S ternano di voler mistificare la realtà. Arriva ora la replica del consigliere regionale pentastellato Andrea Liberati che ribadisce quanto sostenuto ieri dal M5S di Terni e critica gli esponenti politici degli altri partiti di fare “tanta retorica sulle menzogne” ma di non aver proferito parola “sui clan mafiosi nei rifiuti umbri”.
Il comunicato di Andrea Liberati:
“Premesso che il sottoscritto non ama affatto la politica politicante, né improbabili conversioni adulte all’ecologismo di maniera, né è aduso a commentare menzogne quali quelle propalate nelle ultime 48 ore, ribadisco quanto dichiarato ieri alla Rai: a Terni e nella sua provincia non arriverà un grammo di rifiuti extraregionali –fatto anche tecnicamente impossibile.
Inoltre, come presto si vedrà, l’incenerimento a Terni ha il destino segnato, essendo ontologicamente incompatibile con i principi del Movimento 5 Stelle, cioè la Rifiuti Zero e l’economia circolare, tanto più laddove, come nel nostro caso, si va addirittura a prendere pulper di cartiera dalla Toscana, originando opachi affarismi di lunga data, pur di intascare immoralmente lucrosi incentivi dallo Stato. Da 15 anni, infatti, si bruciano irragionevolmente materie plastiche che andrebbero viceversa recuperate, così come si impone ai residenti con la raccolta differenziata. Quella differenziata che nell’ ‘eccellente’ Umbria è peraltro al palo, con un effettivo riciclato attorno al 40% sia a Perugia che a Terni. Quella differenziata che, in Umbria e non solo, è allegramente ed estesamente gestita da imprese sotto interdittiva antimafia.
Ecco: anziché occuparsi di ipotetiche del quarto grado, male non sarebbe se certi redivivi politici guardassero a quel che,hic et nunc, qui e adesso, in Umbria fanno sulle eco-mafie alcuni famigerati clan, iniziando da quel che accade, a monte del processo produttivo, con i rottami della Thyssen Krupp. Si consideri -per chi non lo sapesse- che questa realtà industriale poi genera annualmente più rifiuti dell’intera Umbria: saccheggi sistematici al riguardo equivalgono ad annichilire i diritti socio-economici dei lavoratori, come già accaduto due anni fa, sebbene sia stata loro raccontata un’altra menzognera storia.
Eletti, osservatori e magistrati antimafia dunque cortesemente agiscano: pur senza avere risposta, noi ne abbiamo già scritto al presidente della relativa Commissione regionale. E’ infatti la quarta o quinta volta che pubblicamente chiediamo conto di questa rete criminale, ma, chissà perché, dai politici tutto tace. Non chiedono nemmeno se “Siamo su scherzi a parte?”, stracciandosi sdegnosamente le vesti dinanzi all’amata telecamera. Già: in Italia la mafia e la mafiosità certi partiti ce l’hanno dolorosamente dentro e forse l’Umbria non fa eccezione. Doveroso ma tardivo -e decisamente ipocrita- che le istituzioni si costituiscano parte civile soltanto dopo