Terni tra le 10 peggiori città d’Italia dove fare impresa

Il processo di meridionalizzazione è compiuto: Terni è economicamente nella stessa categoria delle più svantaggiate città del Sud. Almeno per quanto riguarda la difficoltà di fare impresa e per l’attrattività degli investimenti. Terni si trova infatti tra le ultime 10 posizioni della classifica pubblicata ieri dal Corriere della Sera, le altre 9 sono tutte città meridionali.

“Mediocre” la qualità dei servizi pubblici erogati a Terni e “pessimo” il loro costo. Una pagella impietosa che emerge dall’elaborazione dei dati di Unioncamere riportata nell’articolo di Sergio Rizzo. A Terni è difficilissimo avviare un’industria ma anche fare il commerciante o erogare servizi.

Una pagella che fa il paio con quella recente di Confartigianato, dalla quale emerge come Terni sia la terza città più tassata d’Italia. A dispetto dell’apertura di alcune startup innovative, di cui le istituzioni locali si sono spesse fatte vanto, dai recenti dati la Conca risulta insomma essere un luogo particolarmente ostile alle attività economiche. Elementi che finiscono per ripercuotersi sui livelli occupazionali: oltre la metà dei giovani ternani è senza lavoro.

MELASECCHE Il consigliere comunale della lista I love Terni, Enrico Melasecche, commenta la bassa posizione in classifica e attacca il sindaco “impegnato a tenere in piedi questo sistema mentre la città affonda”.

Il comunicato di Enrico Melasecche:

“L’articolo di Sergio Rizzo sul Corsera di ieri parla chiaro. L’indagine condotta da Unioncamere quindi Camere di Commercio e Ref sull’attrattività dei Comuni capoluogo di Provincia in base ai servizi pubblici erogati vede Terni collocarsi in bella mostra al 92mo posto capeggiando la coda degli ultimi dieci. È il giudizio che danno cinque categorie economiche: industria alimentare, supermercati, alberghi, bar e parrucchieri. In particolare “mediocre” risulta la qualità e “pessima” la spesa. Si tratta di un segnale pesantemente negativo che non fa una buona pubblicità al nostro Comune allontanando qualsiasi possibilità che chiunque voglia fare impresa scelga Terni per collocare la propria attività. Il che significa disoccupazione e perdita di investimenti.

Che, quanto a capacità di attrarre capitali esogeni, fossimo una città del profondo Sud, ben altre classifiche lo avevano certificato, e questa costituisce un’ulteriore occasione per riflettere, se mai ve ne fosse bisogno, sulla chiusura del “sistema Terni”, gestito da troppi anni ininterrottamente con logiche strettamente partitiche.

Chiunque, come il sindaco, che peraltro cumula in modo padronale fra i tanti incarichi anche quello di assessore allo sviluppo economico, continui a sostenere che in fondo tutti i comuni si trovano nelle stesse condizioni prende un sonoro ceffone perché, dal punto di vista dell’indagine, è vero che in linea di massima i comuni del Nord si trovino nelle posizioni alte della classifica e quelli del Sud in quelle peggiori ma, basta scorrere l’elenco per constatare che vari comuni del c.d. Sud ottengono giudizi nettamente positivi mentre Terni si trova fra coloro “che hanno servizi pessimi”. Cosa non va? Rifiuti solidi urbani e raccolta differenziata, da anni è iniziata, con spese ingenti per organizzarla, a cominciare dal piano che fu predisposto, una summa di tutto ci che si sarebbe dovuto fare e non si è mai fatto. Ma le tariffe non sono diminuite, anzi aumentano mentre le percentuali raggiunte sono disarmanti. Non esiste ancora una “tariffa puntuale” che sollecitiamo da anni per consentire un risparmio importante a coloro che differenziano, facendo pagare viceversa tariffe più pesanti a coloro che continuano imperterriti a gettare indiscriminatamente di tutto. Errori gestionali? Interessi sottesi che non sono quelli della popolazione? Siamo in arretrato di almeno 20 punti percentuali rispetto ai livelli che avremmo dovuto raggiungere, un fallimento indiscutibile. Ma anche per quanto riguarda il servizio idrico, quello elettrico e l’erogazione del gas la situazione non migliora.

In una Italia che arranca, in una crisi che sembra non voler mai cessare, possiamo continuare a dare un’immagine di Terni così “meridionale” nel senso peggiore del termine? Per non parlare di sicurezza, di degrado urbano, di condizione delle strade, di efficienza della pubblica amministrazione e di costo effettivo di molti altri servizi resi dal Comune.

Ma il sindaco, con la flemma che lo contraddistingue, ha altro a cui pensare: tenere in piedi questo sistema mentre la città affonda. Il mese di settembre sarà caratterizzato dalla ripresa dell’attività istituzionale e politica e non pochi saranno i problemi che verranno alla luce. L’autunno si annuncia molto caldo e la stessa maggioranza, con il PD che da tempo, per rinnovarsi, cerca come Diogene un segretario comunale, se avesse mai a cuore le sorti della città, dovrebbe porsi le stesse nostre domande ed imporre all’esecutivo scelte intelligenti e ritmi ben diversi rispetto alla mediocrità attuale”.

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