Tk-Ast: necessari 60 milioni di euro di risparmi per fusione con Outokumpu. Sindacati preoccupati

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Segnali non confortanti quelli che arrivano dalla riunione del Cae (Comitato aziendale europeo che riunisce i rappresentanti sindacali ternani, tedeschi e i vertici aziendali Inoxum-Ast) per il futuro dello stabilimento Ast di Terni. Quello che è emerso nella riunione dei giorni scorsi è la necessità di un risparmio di 60 milioni di euro che lo stabilimento di viale Brin deve operare entro il 2013 se non vuole rimanere esclusa dalla fusione tra Inoxum-Outokumpu. A questo si aggiunge un’altra problematica relativa al fatto che lo stabilimento di Bochum, probabilmente, non chiuderà mentre nel piano di fusione con i finlandesi era prevista la chiusura insieme all’altro stabilimento tedesco di Krefeld. Quest’ultimo nodo può comportare cambi di programmazione per il sito ternano visto che tre centri fusori non sono previsti nel piano di fusione oltre al fatto che la Commissione europea per l’antitrust e la concorrenza, che a ottobre deciderà sull’unione tra Inoxum e Outokumpu, potrebbe non dare il suo benestare sulla permanenza dei tre siti.

A lanciare l’allarme, preoccupati del possibile scenario che potrebbe emergere da queste decisioni, è Uilm provinciale che nella riunione svoltasi ieri hanno affrontato le tematiche della questione. “Ci risulta, effettivamente, che al Cae abbiano nettamente manifestato la questione dei 60 milioni da recuperare nel sito ternano – riferisce il segretario generale Uilm, Nicola Pasini al Giornale dell’Umbria – pena l’eventuale difficoltà nel permanere con Outokumpu. Non solo. Ci viene detto che lo stabilimento Inoxum di Bochum sta tornando a lavorare a 15 e c’è la volontà di ridurre sensibilmente il costo per unità di prodotto. Tutto questo ci fa concretamente pensare che da parte di Inoxum-Tk non voglia chiudere lo stabilimento di Bochum anzi, senza peccare di dietrologia, pensiamo che Inoxum stia già decidendo alcune cose in tal senso”.

“Quello che lanciamo è un appello preoccupato – aggiunge Pasini – un invito alla chiarezza nei limiti del possibile. Se aggiungiamo che la multinazionale finlandese pare stia attraversando un momento di difficoltà sul fronte della disponibilità di denaro, che la stessa Ast sta ottenendo fatturati non esaltanti e che, perciò, appare arduo immaginare ulteriori risparmi, ecco che allora le preoccupazioni crescono. Insomma, i segnali che ci giungono non ci lasciano per niente tranquilli”.

Preoccupazioni per le sorti future del sito avanzate, in parte, già dall’incontro tenutosi nei primi giorni di settembre tra le sigle sindacali di settore ternane (Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl), i coordinatori Rsu-Ast e l’amministratore delegato Tk-Ast, Marco Pucci. In quell’occasione le sigle, nonostante la soddisfazione per la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, nell’evidenziare “l’assoluta necessità di veder definito entro tempi certi e rapidi tutta la partita del processo di fusione societaria tra Inoxum e Outokumpu, si ritiene che il pronunciamento positivo della Commissione europea per l’anti trust sia il passaggio fondamentale per garantire, non solo la realizzazione del processo stesso, ma anche per il futuro del sito di Terni, delle sue lavorazioni e del mantenimento delle prospettive occupazionali”. Inoltre le rappresentanze sindacali ritengono indispensabile “voler mantenere aperto il tavolo del confronto al fine di monitorare il processo di assetto societario programmando incontri di approfondimento per le diverse attività industriali specifiche a partire dalla illustrazione della ricerca di mercato per sviluppi futuri della Società delle Fucine, incontro previsto per la fine di Settembre”. Insomma, con i nuovi scenari emersi, si prospetta un autunno caldo per lo stabilimento ternano, le sigle sindacali ed i vertici Tk-Ast.

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