Trattative Ast in alto mare, sindacati chiedono intervento del Governo, dubbi e ipotesi

Le trattative per la cessione delle acciaierie di Terni sono in alto mare: sul piatto non ci sono offerte accettabili, sono saltati i tempi precedentemente fissati dalla Commissione antitrust europea e non c’è alcuna presa di posizione da parte delle istituzioni Ue. Le dichiarazioni del manager della multinazionale finlandese, Mika Seitovirta, che ha giudicato “inaccettabili le offerte ricevuto finora”, ha gettato nell’incertezza il destino degli stabilimenti di viale Brin. Ora i sindacati ternani chiedono che il tavolo della vertenza Ast sia spostato dal ministero dello Sviluppo economico alla presidenza del consiglio, ai piani più alti del Governo nazionale.

Per Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl di Terni il prosieguo della vicenda deve essere quindi seguito sin da oggi dalla presidenza del consiglio “onde evitare che i progetti di razionalizzazione della siderurgia europea complichino e compromettano il futuro del sito di Terni”. Le segreterie provinciali ritengono irrinunciabile “la definizione dei tempi certi entro cui la vendita deve essere completata al fine di dare congruenza al prosieguo delle produzioni e delle prospettive future dell’intero sito”.

Il senatore Gianluca Rossi esprime posizioni analoghe a quelle dei sindacati: “Auspico che il Governo faccia quanto prima chiarezza ed esprima una sua posizione ferma e risoluta in merito alle dichiarazioni fatta da Outukumpu sulle sorti del polo siderurgico ternano. Non è ulteriormente tollerabile questo atteggiamento dilatorio e noncurante delle esigenze di migliaia di lavoratori. Non è possibile abbandonare l’Ast – sostiene il parlamentare in una nota – una delle principali aziende italiane, alle sue sorti, senza piani industriali e prospettive economiche già divorate dalla crisi. Il governo e Outukumpu hanno il dovere di scoprire le carte quanto prima”. Rossi annuncia quindi “un’interrogazione urgente al Governo se non ci saranno chiarimenti nelle prossime ore”.

Attualmente di chiarimenti non c’è traccia e, con tutta probabilità, non arriveranno presto. Almeno non da Outokumpu e dalle istituzioni europee visto che hanno deciso di “non rendere noto alcun dettaglio del percorso” intrapreso per la cessione delle acciaierie di Terni. Restano allora dubbi e ipotesi.

E’ ipotizzabile che la multinazionale abbia deciso di rifiutare le offerte della cordata guidata da Aperam, del fondo Apollo e del gruppo cinese Tsingshan poiché ritiene di poter ottenere proposte economicamente più vantaggiose. E’ possibile che voglia approfondire le trattative con uno dei tre soggetti che hanno avanzato offerte oppure che abbia preso tempo per permettere ad un altro gruppo di sedersi al tavolo. Appare invece più improbabile che Outokumpu stia pensando di mantenere la proprietà degli stabilimenti di viale Brin, magari cercando di far mutare la posizione della Commissione antitrust europea (che nei mesi scorsi aveva imposto la cessione) o dismettendo altri impianti al posto di quelli ternani.

Intanto le rsu hanno indetto uno sciopero di due ore, per domani, per i lavoratori di tutti i turni dello stabilimento. La protesta, decisa precedentemente alla comunicazione odierna da parte di Outokumpu, è motivata in particolare dalla gestione dello scarico di lavoro dei vari reparti e dal pagamento da parte dell’azienda del premio di produzione per un solo mese, non considerando la proposta della rsu di erogare anche il mese di febbraio. Lo sciopero è quindi previsto dalle 9 alle 11 per i lavoratori del primo e del turno unico, dalle 20 alle 22 per il secondo turno e dalle 22 alle 24 per il terzo turno.

Aggiornamento ore 20,45. Nel dibattito sull’opportunità di interessare il Governo, si inserisce il consigliere di circoscrizione Est Claudio Pace ritenendo che “il Letta da mettere in campo per la siderurgia ternana e non solo ternana, non è il presidente del consiglio, che non può che operare tramite il Mise, e non ha nemmeno il tempo materiale necessario per occuparsi di queste questioni, ma Gianni Letta”.

Scrive Pace che “istituzionalmente in questo momento non rappresenta nessuno, ma Gianni Letta per il suo bagaglio di esperienza politica può essere la persona giusta per mediare tra istituzioni europee, finanze, imprese e dare finalmente un po’ di certezza al cammino dell’industria siderurgica italiana evitando una grecizzazione dell’Italia che qualcuno in Europa auspicherebbe per risolvere il drammatico problema del taglio delle quote di acciaio da produrre che come è noto sono in sovrabbondanza. Gianni Letta, commissario straordinario per la siderurgia italiana, questa mi pare la prima cosa sensata da chiedere al governo Italiano, la seconda è la rinascita di una nuova finsider che lavori con capitale pubblico ma con mentalità manageriale privata e consenta una ristrutturazione dell’intero settore”.

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