Truffa milionaria ai danni di Ast, 8 arresti e 9 denunce. Mazzette da 5 mila euro al mese

Otto arresti, 9 denunce e varie perquisizioni e sequestri a Terni, Bergamo, Fabriano e Brescia. E’ il bilancio dell’operazione “Acciaio sporco” che ha permesso di portare a galla una presunta truffa milionaria ai danni dell’Ast. Le indagini sono state condotte dal nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (Nipaf) di Terni sotto la direzione della locale Procura della Repubblica.

Il personale del Corpo forestale dello Stato, nel corso delle indagini relative all’operazione del 2015 denominata “Acciaio d’oro”, aveva intrapreso un’ulteriore attività investigativa, durata circa un anno, che avrebbe portato alla luce, secondo quanto riferito dagli investigatori, un’articolata organizzazione messa in atto da tre figure di spicco del principale fornitore di acciaio inox di qualità “304” (Nichel – Cromo) dell’Ast le quali, attraverso una fitta rete di connivenze e complicità, sarebbero riuscite ad attuare un’imponente truffa.

Aggiornamento ore 15: Secondo l’accusa era stato messo in piedi un sistema per consegnare all’acciaieria materiale di scarsa qualità, riuscendo a superare i controlli grazie alla complicità di alcuni dipendenti dello stabilimento, ottenuta con “mazzette” di almeno cinquemila euro mensili.

Secondo gli investigatori, ad orchestrare e promuovere il raggiro sarebbero state tre figure, tra cui – è stato detto in una conferenza stampa – il legale rappresentante, riconducibili alla holding Metal Group Inox di Bergamo, il principale fornitore di acciaio inox di qualità 304 dell’acciaieria, finite ai domiciliari insieme a quattro dipendenti Ast “infedeli” del parco rottami (addetti alla campionatura del materiale) e al legale rappresentante della Ecotras, ditta incaricata di trasportare l’acciaio a Terni da Fabriano, dove era depositato.

Le accuse contenute nell’ordinanza firmata dal gip Maurizio Santoloci su richiesta del pm Elisabetta Massini vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa alla frode in commercio e corruzione tra i privati.

In base a quanto è stato riferito nell’incontro al quale hanno partecipato anche il procuratore di Terni Alberto Liguori e il comandante regionale della forestale Guido Conti, nel corso dell’indagine durata un anno e avviata a seguito di altre operazioni che hanno visto l’Ast come parte lesa, gli agenti del Nipaf hanno scoperto che attraverso la complicità del personale addetto al collaudo delle consegne dell’acciaio il fornitore riusciva ad aggirare i sistemi di controllo dell’azienda e a pilotare a proprio beneficio i camion destinati ad essere campionati da Ast tramite un sistema informatico casuale per la verifica di rispondenza del materiale.

Materiale che deve infatti rispondere a requisiti stringenti, in particolare per quanto riguarda il contenuto di nichel e cromo. Ogni sette camion di materiale – ha verificato la forestale anche attraverso riprese video, intercettazioni ambientali e telefoniche, sistemi gps e acquisizioni documentali – solo due avrebbero rispettato le specifiche, mentre gli altri cinque venivano caricati con materiale considerato di pessima qualità, spesso con percentuali di nichel pari alla metà di quelle stabilite. In campionatura venivano infatti fatti arrivare sempre e solo i camion “buoni” – ribattezzati dai capi dell’associazione “A” o “fashion” – consentendo così agli altri di sfuggire ai controlli qualitativi, grazie alla selezione fatta dai dipendenti “infedeli”, che avrebbero ricevuto in cambio mazzette di circa 5-6 mila euro mensili.

Per ogni camion truccato sfuggito ai controlli l’organizzazione avrebbe pagato 80 euro ad ogni complice che – è stato spiegato – moltiplicati per circa 70-80 camion al mese, corrispondono ad una dazione di circa 30 mila euro al mese. Tra gli altri indagati figurano tre dipendenti della società del fornitore addetti al carico dei mezzi e altri sei tra dipendenti ed ex dipendenti di Ast che, anche loro a libro paga, avrebbero costituito la rete di informatori o raccoglievano e distribuivano le mazzette. “L’organizzazione – è stato spiegato dal procuratore Liguori – vedeva la divisione precisa dei ruoli e dei compiti, ognuno portava a termine il lavoro per il quale veniva pagato”.

Durante alcune perquisizioni svolte tra Terni, Bergamo, Fabriano e Brescia, la forestale ha sequestrato diverse migliaia di euro in contanti. La truffa, secondo gli investigatori, ha provocato all’Ast un danno di diversi milioni di euro: l’azienda era penalizzata infatti non solo per la consegna di materiale di qualità inferiore, ma perché per garantire la produzione di acciaio comunque di qualità, doveva sostenere un ulteriore costo per percentuali di metalli nobili mancanti, che ogni volta dovevano essere aggiunti.

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