”Tutti i kebab di Terni controllati da Hezbollah turca”, rimarranno aperti. Non progettavano attentati

Vendita di panini per finanziare un’organizzazione terroristica curda. E’ l’ipotesi degli inquirenti che ieri hanno arrestato 9 persone. Tutti i kebab di Terni sarebbero coinvolti nel sistema criminale messo in piedi da una cellula di Hezbollah turca. Si tratta di cinque punti vendita che per il momento rimarranno aperti. Gli inquirenti hanno infatti deciso di non sospendere le attività per tutelare l’esercizio d’impresa. I gestori del kebab Anatolia di piazza Europa si dichiarano però estranei alla vicenda e non appartenenti ad alcuna associazione riconducibile ad Hezbollah.

I “kebbabari” non stavano progettando alcun attentato terroristico in Italia. Gli investigatori hanno sottolineato come l’unico obiettivo dell’associazione criminale stanziata a Terni fosse quello di far arrivare clandestini in Italia, regolarizzarli con documenti falsi ed impiegarli nelle attività di kebab i cui ricavi venivano sistematicamente dirottati in Turchia nelle tasche dell’organizzazione terroristica Hezbollah.

Nel corso delle numerose perquisizioni a Terni ed in altre città, la polizia ha sequestrato documenti scritti in turco ed in arabo, falsi documenti d’identità, computer, video e cd con materiale commemorativo di una strage avvenuta a maggio 2010 a Marmara su una nave turca. Una parte di questo materiale sarebbe riconducibile a Hezbollah. Sequestrato anche denaro (circa 30 mila euro in un appartamento di Como) e assegni (in bianco per 100 mila euro e cambiali per 35 mila in un’abitazione di L’Aquila). Gli investigatori ritengono che i soldi siano provento delle attività di kebab avviate dai turchi finiti in manette e nei quali venivano fatti lavorare i clandestini.

In seguito ai sequestri altri tre turchi sono stati indagati insieme alle 30 persone che già ieri risultavano inquisite a piede libero. Negli appartamenti perquisiti a Roma, L’Aquila e Latina sono stati inoltre trovati almeno cinque clandestini per i quali sono state avviate le procedure di espulsione.

Computer e materiale cartaceo è stato sequestrato anche a Roma in una scuola di formazione dove lavorava una consulente di 46 anni arrestata ieri. La donna avrebbe infatti facilitato, dietro il pagamento di soldi e mazzette, il rilascio ai turchi di licenze per la conduzione di esercizi pubblici.

A colpire è proprio l’estrema facilità con cui i terroristi hanno trovato appoggio e copertura da pubblici ufficiali e privati cittadini italiani. Falsi certificati medici che attestano inesistenti esiti di ferite da arma da fuoco e torture, licenze per la conduzione di pubblici esercizi ottenute corrompendo funzionari. E’ finito nel registro degli indagati anche un giovane avvocato ternano che avrebbe aiutato i membri dell’associazione criminale ad ottenere permessi di soggiorno e sbrigare le pratiche per aprire negozi. E’ emblematica l’intercettazione in cui uno dei membri dell’associazione criminale spiega come “in Italia come in Turchia è possibile avere tutto pagando”. Insomma, basta mettere mano al portafogli e tutte le porte si aprono.

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