Diocesi di Terni, nota pastorale di monsignor Vecchi: ”Ripartire da Cristo”

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Vecchi assemblea diocesanaAd un anno dal suo arrivo nella Diocesi di Terni come amministratore apostolico, monsignor Ernesto Vecchi consegna alla comunità diocesana la sua prima nota pastorale titolata: “Ripartire da Cristo. Per ‘uscire’ e portare a tutti la gioia del Vangelo”. L’occasione è stata l’assemblea ecclesiale di domenica 26 gennaio che si è tenuta al Museo diocesano di Terni, alla quale sono intervenute circa trecento persone, sacerdoti, religiosi, operatori parrocchiali e pastorali, rappresentanti delle associazioni e movimenti ecclesiali, espressione dell’unità, della comunione e della missione della Chiesa locale nel dinamismo di una fede annunciata, celebrata e vissuta.

“Quando la Chiesa propone l’impegno nell’evangelizzazione – ha detto Ernesto Vecchi – offre a tutti l’opportunità di una piena realizzazione personale. Infatti, la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo: in questo consiste la missione. Ecco perché chi evangelizza non può avere una faccia da funerale, ma deve sempre recuperare il fervore che nasce dalla gioia del Vangelo. Il nostro impegno pastorale deve esprimere un’identità di Chiesa che manifesti concretamente l’incontro gioioso tra Dio e l’uomo, e degli uomini tra loro, in una comunione interpersonale vera, percepibile, luminosa e aperta a tutti. La comunione, poi, per essere piena deve far sentire ciascuno partecipe di una tradizione ecclesiale che ci ha consegnato in eredità un tesoro di santità, di unità, di cultura e di solidarietà, non solo da custodire, ma anche da reinvestire. Ne consegue che il compito dell’azione pastorale consiste nel cercare la via migliore e percorribile, per edificare la Chiesa come un segno, che esprime la varietà e la molteplicità dei doni, attorno al Vescovo: condizione indispensabile per la comunione ecclesiale”.

“Proprio per questo bisogna fare in modo – ha aggiunto il vescovo – che il senso della comunità, cristiana, diocesana, parrocchiale e di ogni altra aggregazione, fiorisca soprattutto attorno alla celebrazione comunitaria della Messa domenicale, come sorgente inesauribile di grazia, a sostegno della nuova evangelizzazione. In particolare, il rilancio dell’Eucaristia domenicale è necessario per dare concretezza al compito educativo della Chiesa, scelto dai Vescovi italiani come impegno pastorale prioritario, in questo secondo decennio del XXI secolo”.

“Di fronte alle grandi sfide del nostro tempo non sarà certamente una magica formula pastorale a salvarci, ma Cristo. Pertanto il nostro programma pastorale c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia. È un programma che non cambia col variare dei tempi e delle culture, anche se del tempo e della cultura tiene conto per un dialogo vero e una comunicazione efficace”.

Nella nota pastorale, una prima parte è dedicata agli orientamenti dottrinari con riferimenti all’Evangelii gaudium di papa Francesco, all’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, al Concilio Vaticano II, alla pastorale ordinaria e alla comunicazione, a 50 anni dall’emanazione del decreto conciliare “Inter Mirifica”, quale punto fermo di ogni piano pastorale. “E’ necessario riconsiderare il ruolo pastorale della comunicazione sociale, innestandola maggiormente nell’azione missionaria della Chiesa locale – scrive il presule – coniugando questa realtà culturale e sociale con tutti gli ambiti della vita ecclesiale. La comunicazione sociale non è un settore dell’azione ecclesiale, ma coinvolge tutti i suoi ambiti e si pone come ‘punto fermo e irrinunciabile’ di ogni piano pastorale. La comunicazione è una specie di collante per l’attuazione di una pastorale organica, che ha sempre più bisogno di un forte impegno educativo, sostenuto da una comunicazione di qualità e supportato da strumenti adeguati. Le nuove frontiere aperte dal mondo digitale non devono far dimenticare che la comunicazione è prima di tutto una relazione tra persone reali”.

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