Riscossione crediti Iva, tempi biblici. Nel 2011 solo 48 pratiche evase in provincia di Terni

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Sui canali televisivi nazionali va ancora in onda una pubblicità grottesca in cui si elencano tutti i parassiti della natura, dal parassita del legno a quello del cane. Dopo aver elencato tutti i vari parassiti, la pubblicità, promossa dal ministero delle Finanze e dall’Agenzia delle entrate, si conclude con un parassita particolare: quello della società, ovvero l’evasore fiscale.

Senz’altro giusto definire l’evasore come un parassita della società, che si arricchisce a spese degli altri dichiarando di essere nullatenenti per poi andare in giro in lussuose berline e viaggiando in lussuosi yatch (come in un caso eclatante scoperto recentemente in Puglia). Ed è ancora più giusto che lo Stato effettui delle operazioni di controllo serrato per stanare tutti coloro che non pagano regolarmente le tasse dovute. Però, bisogna tener conto che ci sono molte aziende che pagano regolarmente le tasse e versano la dovuta Iva e sopratutto ci sono aziende che sono in credito sull’imposta del valore aggiunto e devono, giustamente, incassare il dovuto. Ovviamente lo Stato, quando deve ricevere i tributi, esige il versamento immediatamente, mentre quando deve elargire soldi che di diritto spettano ad un contribuente, che sia azienda o persona, lascia passare molti mesi tra lungaggini burocratiche, amministrative e con difficoltà di finanziamento che rischiano di mettere in serio pericolo anche le aziende più sane e ben amministrate.

Un problema, quello del credito Iva, che si presenta anche nella provincia di Terni. Chi ha maturato il credito nel corso del primo semestre 2011, si è vista riconoscere la pratica di ricevimento della somma dovuta dopo ben 6 mesi, mentre ce ne vorrebbero la metà vista la presenza di mezzi telematici avanzati. Chiaramente non è finita qui, perchè la pratica accettata dopo varie peripezie, viene inoltrata ad Equitalia che dovrà provvedere alla liquidazione della stessa e solamente per inoltrarla, passano altri due mesi. Dopo l’inoltro, a quel punto la pratica rimane lì, in attesa che arrivino i soldi dallo Stato per le liquidazioni perché, purtroppo per i creditori, le casse di Equitalia sono vacue. Per fare un esempio, nel mese di marzo, sono stati liquidati due rimborsi e un acconto su una terza pratica e, in tutto il 2011, sono appena 48 le pratiche evase per crediti maturati a fronte di centinaia rimaste invece bloccate nei meandri burocratici.

Una situazione che penalizza di molto le aziende che invece di ricevere i soldi che gli spettano, devono per forza servirsi degli istituti bancari. Sempre se viene concesso il credito. Una questione a dir poco imbarazzante soprattutto in merito alla mentalità sottesa allo spot pubblicitario descritto prima, dove lo Stato esige immediatamente il pagamento dei tributi, sennò si rischia anche il pignoramento dell’anima mentre, quando si tratta di restituirli, possono passare anche anni senza alcuna pietà verso aziende con l’acqua alla gola.

Dulcis in fundo, in base alle nuove regole, il primo aprile è entrata in vigore la nuova normativa che limita ulteriormente l’utilizzo dei crediti Iva per compensare eventuali versamenti di altre imposte e tasse, anche di contributi previdenziali.

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