Terni, Civiltà Laica: “Questa città fa la guerra alle locandine, un errore per i locali”

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locandine affisseIl Comune ed i gestori dei locali pubblici di Terni uniti almeno in una battaglia: quella alle locandine, i manifesti che vengono affissi per pubblicizzare gli eventi. A sostenerlo è il presidente dell’Associazione Civiltà Laica, Alessandro Chiometti, impegnato in questi giorni nella promozione del prossimo Evolution Day. In una lettera Chiometti critica il provincialismo e la chiusura mentale di un simile atteggiamento.

La lettera del presidente dell’Associazione Civiltà Laica, Alessandro Chiometti:

“Chi è impegnato nel mondo dell’associazionismo sa bene quanto sia importante per una piccola associazione diffondere la notizia del proprio evento tramite quella forma di pubblicità che comunemente va sotto il nome di ‘locandine’.

Queste, in genere di un formato A3 ovvero 30 per 40 cm circa, annunciano quei piccoli eventi che non hanno il budget per comprare i cartelloni giganti o gli spazi sulla carta stampata.

Sono comunque soggette al pagamento della relativa imposta sulla pubblicità (e tralascio in questa occasione di approfondire la legittimità di questa per eventi non commerciali) in vigore nel comune e per questo devono essere fatte timbrare e vidimare.

Uno dei paradossi tutti italiani di questa legge è il fatto di dover pagare la tariffa pubblicitaria senza essere sicuro di poter poi affiggere la locandina, visto che i gestori dei locali possono rifiutarsi e il Comune non da spazi destinati ad esse.

Da qualche tempo nella nostra Terni si sta assistendo ad una vera e propria guerra contro l’affissione delle locandine. Sia da parte del Comune con regolamenti sempre più restrittivi e penalizzanti per le associazioni (come se non fosse sufficiente il budget per la cultura a zero euro o quasi da dieci anni a questa parte), sia da parte dei gestori di molti bar e locali che non danno più il consenso per l’affissione sulle loro vetrine e banconi.

Intendiamoci, si può anche capire questo atteggiamento da parte di chi ha un negozio chic con vetrine curate da designer professionisti e non vuole il piccolo manifestino in vetrina. Ma a Terni siamo arrivati al paradosso che non le vogliono neanche i gestori dei snackbar self service che ormai (forse per la crisi economica) spuntano come funghi in città. Quasi sempre in questi locali sono lasciati avvisi minacciosi che vietano l’affissione e ricordano che l’area è videosorvegliata.

Cari i miei gestori, lasciate che ve lo dica, avete le idee molto confuse.

Forse dovreste farvi un giretto nelle città in cui la cultura è un fenomeno molto importante per capire che un bar, un pub, un qualunque centro aggregativo dovrebbe sperare di essere ricoperto di locandine, perché se io che al bar ‘da Mario’ trovo tutti gli appuntamenti culturali della mia città ci andrò molto più spesso a prenderci un caffè.

Per non parlare dei proprietari dei negozi chiusi, in cui la triste scritta affittasi o vendesi domina la vetrina vuota, che si lamentano di chi attacca lì una locandina. Scusate se ve lo dico, ma ci avete mai pensato che se uno si avvicina per vedere la locandina appesa, magari da uno sguardo anche dentro al vetro? Insomma non c’è bisogno di essere geni del commercio per arrivarci.

Ad ogni modo, voi che parlate di cultura (spesso a sproposito) fate un salto ad Edimburgo e vedete quello che succede alla città nell’ambito del più grande festival culturale europeo, il Fringe. Migliaia di locandine che ricoprono le vie della città annunciando le centinaia di eventi in corso, mentre qui ci preoccupiamo che una locandina sul muro o un adesivo attaccato su un lampione rovinino il decoro urbano.

Scusate se ve lo chiedo, ma il naso fuori da questa città l’avete messo mai?”.

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  • robersis

    Se la locandina pubblicizza il festival dell’unità vedi che non ci sono problemi. Ricordiamo le tasse che il partito comunista non paga e non ha pagato.