Terni, fotoreportage del santuario pagano sulla montagna sacra di Torre Maggiore

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Pochi sanno che in cima al monte Torre Maggiore (Cesi, frazione di Terni), a 1120 metri sul livello del mare, ci sono i resti di uno dei principali luoghi di culto pagano della Bassa Umbria. Un santuario in cui, per secoli, sono state pregate divinità e dove sono stati compiuti riti sacrificali. Emanuele Ubaldi ha realizzato un fotoreportage di questo luogo tanto misterioso quanto sconosciuto.

Spiega Ubaldi che “per arrivarci è una vera e propria avventura. Nessun cartello né sentieri che indichino la collocazione. Per giungere in vetta occorre una buona dose di determinazione e senso di orientamento.Un vero peccato lasciare un sito archeologico in uno stato di abbandono e fuori dagli itinerari turistici. Valorizzandolo ne trarrebbe giovamento la città tutta”.

LE FOTO SCATTATE DA EMANUELE UBALDI:

IL SANTUARIO PAGANO La maggior parte delle informazioni sul santuario pagano di Torre Maggiore provengono della ricerca dell’Associazione Italus che spiega sia stato eretto nel VI secolo a.C.

Tra le altre informazioni interessanti riportate da Italus: “In prossimità del solstizio d’estate, nella notte del 24 giugno, la costellazione dell’Orsa Maggiore cade a perpendicolo sulla cima del Torre Maggiore, che rispetto al ciclo delle stagioni segnalava l’affermarsi dell’estate e dava inizio ai rituali propiziatori di fertilità, così importanti per l’antica civiltà umbra, basata essenzialmente sull’agricoltura e sulla pastorizia. Da questo santuario principale, tramite l’accensione di un grande fuoco, si trasmetteva il segnale del passaggio di stagione a tutta la Bassa Umbria e alla vicina Sabina, tramite gli altri santuari minori posti sulle alture circostanti, come quello di monte San Pancrazio a Calvi. Il panorama spazia infatti a 360° dalla valle spoletina, alla catena dei monti Martani, alle colline verso Todi e Amelia, alla conca ternana, fino ai monti Sabini e oltre”.

Spiega ancora l’associazione: “Sul culto che fu all’origine di questo luogo sacro o sui riti che vi si celebravano, possiamo solo avanzare qualche ipotesi, dal momento che ci troviamo di fronte ad una civiltà protostorica che ancora non conosceva la scrittura e data l’esigua consistenza dei manufatti rinvenuti. L’origine del santuario potrebbe essere legata alla presenza di una cavità carsica sul versante ovest del monte. Il fondamentale animismo delle religioni primitive, portò alla nascita di culti associati ad una serie di luoghi naturali, come fiumi, sorgenti, grotte e montagne. Le divinità connesse ai luoghi elevati sono diverse e tra queste vi sono Marte e Giove. Tali divinità erano collegate, inoltre, ai fenomeni atmosferici, ai temporali e quindi con il cielo”.

Altre ipotesi dell’associazione Italus: “Il tempio principale del santuario era probabilmente dedicato a Marte italico, dio agreste e fecondatore, pacifico guaritore e protettore, guardiano dei campi e dei confini. Solo la successiva identificazione con il greco Ares conferì alla divinità romana la più nota caratteristica di bellicoso combattente e alcuni dei suoi attributi, come quello di dio del tuono e del fulmine, furono associati più comunemente a Giove. Il ritrovamento in loco di una saetta in bronzo dorato è stato collegato al culto di Iuppiter Fulguriator, ma il reperto potrebbe anche essere stato sepolto ritualmente ad indicare un luogo colpito dal fulmine e perciò ritenuto sacro, fulgor conditum, oppure essere più semplicemente un ex voto”.

Infine: “Al di là delle sue origini, l’aspetto di questo luogo che riveste maggior interesse riguarda il suo progressivo e lento abbandono o, meglio, la conferma della persistenza del culto pagano per molti secoli anche dopo l’affermazione del Cristianesimo. Infatti, nonostante il materiale di scavo attesti la frequentazione del tempio almeno fino all’inizio del IV secolo d.C., vi sono alcune fonti che documentano la prosecuzione dei riti addirittura fino alle soglie dell’età moderna”.

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  • Roberto Lizzi

    Perché nel bell ‘ articolo non compare MAI la parola CELTICO mentre nelle didascalie delle foto si ?

    • Anonimo

      Perché non si tratta di un tempio celtico. Nelle intenzioni, i titoli delle foto non sarebbero dovuti essere visibili, servivano solo come keyword (in modo da comparire nei risultati di chi cerca informazioni su questo luogo pensando possa appunto trattarsi di un tempo celtico).
      Comunque, grazie della segnalazione, provvederemo a trovare un’altra soluzione.