Cosp e Gesenu, prefetto Viterbo: “Pericolo infiltrazione mafiosa”. M5S: “Nuove ombre”

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stefano-lucidi-movimento-5-stelleUn anno fa il nome della cooperativa ternana Cosp Tecno Service era finita nelle carte dell’inchiesta su Mafia Capitale poiché per anni aveva avuto rapporti di affari – non oggetto dell’indagine – con Salvatore Buzzi (uno dei presunti capi dell’associazione criminale). Erano seguite polemiche tra il Movimento 5 Stelle (che chiedeva controlli a carico della coop) e la cooperativa stessa in un botta e risposta. Negli ultimi giorni due novità: Cosp ha ottenuto il Rating di Legalità da parte dell’Antitrust ricevendo quasi il massimo del punteggio (2 stelle ed un “+”, il massimo è 3 stelle) e qualche giorno dopo è però stata indirettamente interessata da un’interdittiva antimafia del prefetto di Viterbo emessa nei confronti di un’azienda partecipata dalla stessa coop e da Gesenu. Proprio partendo da questo fatto, il M5S parla di “nuove ombre su Cosp” e chiede chiarimenti sulla gestione dei rifiuti. Sulla stessa vicenda interviene anche il Comitato No Inceneritori Terni che, riprendendo il provvedimento prefettizio, parla di “concreto rischio di infiltrazioni mafiose” per l’azienda di Viterbo associato anche alla partecipazione di Cosp e sostiene sia necessario “liberare i servizi pubblici dalla logica delle spartizioni e del profitto”.

RATING DI LEGALITA’ Cosp ha reso noto la scorsa settimana di aver ricevuto il Rating della legalità rilasciato il 18 novembre dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. La stessa coop precisa di essere “la prima azienda in Umbria nel settore del multiservizi e dei servizi ambientali” ad ottenere questo riconoscimento aggiungendo che “attualmente soltanto due aziende in provincia di Terni, otto in Umbria e 1147 in Italia sono iscritte nell’elenco delle imprese con Rating di legalità”.

La cooperativa ricorda inoltre che “lo scorso agosto la Prefettura di Terni ha inserito Cosp Tecno Service nella ‘white list’: l’elenco delle imprese riconosciute ‘non soggette a tentativo di infiltrazione mafiosa’”.

Nella nota viene anche precisato: “Cosp Tecno Service è un gruppo di oltre mille operatori presente in 8 regioni del centro/nord di Italia, impegnata sin dal 2000 in un percorso di legalità e trasparenza che ha permesso all’azienda di conseguire la certificazione etica per il rispetto dei contratti collettivi nazionali (SA8000), la certificazione ambientale (14001), la certificazione EMAS e quella relativa alla sicurezza nei luoghi di lavoro (18001). Cosp opera con un modello di organizzazione, gestione e controllo conforme alle prescrizioni normative previste dal D.Lgs 231/01 aggiornato in materia ambientale (legge 68/2015) e di anticorruzione (L.190/2012)”.

Il presidente di Cosp, Danilo Valenti, commentava nella nota della scorsa settimana: “L’azione quotidiana del nostro lavoro si è sempre contraddistinta per la tutela di soci e dipendenti, le scelte operate degli organi sociali sono il frutto di processi di democrazia partecipata. Ciò risulta anche dalla positiva verifica del MISE conclusa nei mesi scorsi il mercato complicato del settore servizi ed il contesto economico ci impongono ogni giorno scelte difficili, ma sempre coerenti con il rispetto delle regole e dei lavoratori che rappresentano il principale patrimonio aziendale. Crediamo che ogni impresa, di qualsiasi dimensione, rappresenti un valore non solo occupazionale, ma culturale ed economico per il territorio in cui opera”.

INTERDITTIVA Sabato scorso il prefetto di Viterbo ha messo un’interdittiva antimafia nei confronti della società Ambiente Viterbo s.c.a.r.l partecipata al 51% da Gesenu e al 49% da Cosp Tecno Service. Nelle parti conclusive del documento si legge tra l’altro che lo scenario emerso “è tale da far ritenere fondatamente sussistente nell’impresa VITERBO AMBIENTE s.c.a.r.l. un concreto pericolo di infiltrazioni mafiose in grado di condizionare le scelte e gli indirizzi dell’impresa medesima essendo stato rilevato un complesso quadro di permeabilità della società determinato dalla partecipazione, nella misura del 100% (49% + 51%) di imprese collegate tra loro, nei confronti delle quali emergono rilevanti profili di attualità del pericolo di infiltrazione mafiosa […] soprattutto in un ambito particolarmente ‘sensibile’ quale quello della gestione e smaltimento rifiuti in cui le risultanze investigative e giudiziarie giustificano la ragionevole sussistenza che le scelte economiche della Società siano condizionate o condizionabili dalla criminalità organizzata”.

M5S: “NUOVE OMBRE” Facendo riferimento ai fatti riguardanti l’azienda Viterbo Ambiente, il Movimento 5 Stelle di Terni parla di “nuove ombre sull’azienda ternana Cosp Tecno Service”. Il comunicato congiunto del senatore Stefano Lucidi e dei consiglieri comunali Thomas De Luca e Valentina Pococacio:

“Nuove ombre sull’azienda ternana COSP TECNOSERVICE.

Se il Prefetto di Viterbo Dott.ssa Rita Piermatti emana un provvedimento interdittivo antimafia nei confronti di VITERBO AMBIENTE significa, a termini di legge, che: i fatti accertati possono far presumere non un’attuale ingerenza delle organizzazioni mafiose negli affari, ma un’effettiva possibilità che tale ingerenza sussista o possa sussistere.
Viterbo Ambiente ricordiamo è una controllata al 51% di Gesenu S.p.A. e al 49% proprio da COSP TECNOSERVICE.

Questo conferma anche la risposta che abbiamo ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico, che in data 21 settembre 2015 ci informava che la COSP TECNOSERVICE era, all’epoca, ancora oggetto di indagine da parte della Procura di Roma nell’ambito di Mafia Capitale per verificare l’ottemperanza ad una diffida ricevuta dal Ministero stesso.

I fatti di questi giorni ci dicono allora che sulla gestione dei rifiuti anche in Umbria occorre fare “PULIZIA” alzando quel velo che copre tutta la gestione dei rifiuti nella nostra regione. Un velo fatto di società collegate o intrecciate tra di loro e di appalti pubblici per la gestione dell’oro di questi anni…la monnezza!

Avevamo già segnalato in agosto le dichiarazioni del pentito Salvatore Buzzi, avevamo già fatto riferimento all’arresto di Maurizio Tonetti nell’ambito dell’operazione “vento di maestrale”. Avevamo già evidenziato tutti gli intrecci societari non solo nella nostra Regione ma anche da e verso la Capitale romana.

A questo punto occorre riflettere su tutto il sistema di gestione e smaltimento rifiuti in Umbria e ci sembra doveroso chiedere che ci sia un chiarimento da parte degli organi preposti sulla posizione delle aziende che gestiscono i rifiuti”.

COMITATO NO INC Il comunicato del comitato No Inceneritori Terni:

“Apprendiamo dai quotidiani (Corriere di Viterbo 1 dicembre 2015) che la prefettura di Viterbo ha notificato alla Cooperativa Viterbo Ambiente, nata all’unione tra Cosp Tecno Service e Gesenu SpA e vincitrice dell’appalto del servizio d’igiene urbana nei comuni di Viterbo e Montefiascone, l’interdittiva antimafia.

Nello stesso articolo si legge: ‘Una misura in qualche misura prevedibile (per proprietà transitiva, visto che Gesenu è socio al 51% dell’impresa che gestisce la raccolta dei rifiuti a Viterbo e Montefiascone). Meno prevedibile, invece, è il fatto che ‘il concreto pericolo di infiltrazioni mafiose in grado di condizionare le scelte e gli indirizzi dell’impresa medesima (la Viterbo Ambiente, ndr)’, non deriva soltanto dalla presenza di Gesenu, ma anche dell’altro socio (al 49%), la multiservizi ternana Cosp Tecno service. La stessa che, di recente, unica tra le aziende umbre, aveva ottenuto il rating della legalità, rilasciato dall’autorità garante della concorrenza e del mercato. La stessa di cui un articolo del Corriere pubblicato il 19 ottobre scorso aveva evidenziato invece i rapporti passati con la cooperativa 29 Giugno di Salvatore Buzzi, quella protagonista dell’inchiesta su Mafia capitale. Rapporti che vengono confermati ora nell’interdittiva del prefetto Rita Piermatti’.

La stessa Cosp lo scorso Agosto aveva ottenuto dalla Prefettura di Terni l’iscrizione nella ‘white list’: l’elenco delle imprese riconosciute ‘non soggette a tentativo di infiltrazione mafiosa’. Considerazioni diametralmente opposte emerse dalle due Prefetture Terni e Viterbo che fanno emergere ancora più chiaramente la necessità di una presa di posizione e un’assunzione di responsabilità politica che vada oltre la giustizia dei processi.

Lo scorso 11 aprile ci siamo occupati della corruzione nel sistema degli appalti pubblici in una conferenza intitolata ‘Mafia Capitale, appalti e rifiuti. Risvolti ternani del Mondo di Mezzo’.Già allora sulla scia di quanto accaduto a Roma abbiamo sollevato il problema di possibili infiltrazioni mafiose nella gestione dei rifiuti e più in generale nel sistema degli appalti pubblici. A distanza di pochi mesi siamo costretti a riprendere l’argomento.

Cosp Tecnoservice rappresenta una punta avanzata del mondo cooperativo ternano e non solo, come dimostrano gli endorcement fatti da Cgil e Pd durante la discussione sul progetto del recupero delle scorie dell’acciaieria, in cui più che la necessità ambientale si è puntato a tutelare il progetto Cosp. Soprattutto, ed è il fatto che più ci preme, la cooperativa continua ad essere in società con ASM nella raccolta dei rifiuti urbani dell’intera provincia ternana. Anche in questo caso gara vinta col giochetto, legale, del CNS, il consorzio nazionale di cui fa parte Cosp Tecnoservice e di cui ha fatto parte anche Salvatori Buzzi con la sua coop 29 Giugno. Alla gara infatti, come in molte altre occasioni, si presenta CNS, nel nostro caso in associazione con ASM, che vince la gara e successivamente affida l’esecuzione ad una sua cooperativa, guarda caso Cosp. Questo procedimento in realtà pone due questioni: l’assenza di trasparenza nell’appalto che rimane sempre in mano alle dinamiche locali, che poi producono consenso e sostegno elettorale. Dall’altra il ruolo strumentale del pubblico che si fa garante non della buona riuscita del servizio bensì della spartizione del denaro pubblico in questo caso nel settore dei rifiuti. Perché la politica e la nostra amministrazione non rinunci a questo meccanismo è comprensibile, ma è venuto il tempo di chiudere con questa forme di privatizzazione mascherata, che fa imprenditoria senza metterci un soldo proprio, ma solo grazie al sistema degli appalti pubblici.

Dobbiamo liberare i servizi pubblici dalla logica delle spartizioni e del profitto, essendo per loro natura settori in cui prevale l’oggetto del servizio, anche in termini di costi, e non altro. Solo così peraltro avremo una gestione che mira davvero ad estendere porta a porta, recupero di materia e riciclo e che si regga economicamente su una tariffa puntuale che fa pagare solo il rifiuto e non la materia recuperata.

Non è possibile continuare a disconoscere tutti i problemi che riguardano questo territorio: oggi la parola impronunciabile a Terni è ‘Mafia’? Cosa si dirà domani?”.

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