Come riuscir a far mangiare le tanto temute verdure ai bambini? Con l’entusiasmo

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Le accattivanti signorine della pubblicità televisiva che si leccano le dita assaporando con suadente golosità cibi spesso non molto adatti alla dieta più sana, esercitano un effetto subliminale sui nostri gusti e ci dirigono nelle scelte alimentari. Adesso è stato dimostrato come a risentire maggiormente di questo effetto siano i bambini di 5 anni, che cominciano a liberarsene da 8 anni in poi, senza però mai affrancarsene completamente nemmeno da adulti. A individuare con precisione le varie età della persuasione occulta alimentare ci hanno pensato gli psicologi francesi dell’Università Blaise Pascal di Clermont-Ferrand diretti da Laetitia Barthomeuf che, insieme ai colleghi del Centro di ricerca sulla nutrizione umana della regione dell’Auvergne, hanno pubblicato sul British Journal of Developmental Psychology uno studio su 150 soggetti di ambo i sessi con età compresa fra 5 e 21 anni e mezzo che evidenzia come i più piccoli siano i più facili da convincere, fino addirittura a fargli credere ad esempio che la verdura è buona come la cioccolata.

VERDURE IN FAMIGLIA – Lo sviluppo della loro corteccia cerebrale frontale non è infatti ancora completato e quindi hanno più difficoltà a controllare l’imitazione spontanea tipica dei primi anni di vita per cui tendono a copiare il comportamento altrui e le emozioni che vedono in chi li circonda. E qui sta il punto: la colpa è un po’ anche dell’ambiente familiare se i bambini rifuggono certi cibi come le verdure. Quando ad esempio a tavola arrivano piselli o carote, se i bambini non riconoscono nei loro genitori comportamenti simili a quelli che gli attori del piccolo schermo riservano ad alimenti che fingono di gustare con esagerato piacere, l’influenza inconscia che ricevono in famiglia sarà di rifiuto e di disgusto. Basta invece già vedere gli altri commensali che mangiano verdure, anche solo con un’espressione neutra, per avere un’influenza empatica che spinge a imitarli, un fenomeno che, seppure con minor forza, interessa anche gli adulti. Il consiglio per i genitori è quindi di calarsi nei panni degli attori dei caroselli ogni volta che c’è una verdura da servire in tavola, iniziando già dai primi anni di vita a mostrare espressioni anche eccessivamente deliziate quando raccontano ai loro bambini quanto è buona la lattuga.

COME IN TV – Lo studio non aveva un’ambientazione reale di questo tipo, ma era più simile a ciò che accade con la pubblicità televisiva: ai partecipanti veniva mostrata sullo schermo di un computer una signorina che presentava tre espressioni (di disgusto, neutra o di piacere) mentre mangiava un certo cibo e i partecipanti dovevano indicare il loro livello di gradimento verso quell’alimento prima e dopo averla vista. Precedentemente ogni partecipante doveva segnalare le sue preferenze per i vari cibi (dalla verdura alla cioccolata) e la visione delle espressioni della signorina le ha cambiate, soprattutto nei più piccoli.

CHE BUONO! – L’espressione compiaciuta ha avuto più effetto sui bambini di 5 anni rispetto a quelli di 8 anni e agli adulti.

NO COMMENT – Con l’espressione neutra il desiderio per i cibi piacevoli come il cioccolato calava un po’ in tutti i gruppi, ma soprattutto a 5 anni, come a dire che con un testimonial alla Mario Monti le pubblicità dei cioccolatini perderebbero le quote di mercato dei maggiori consumatori…. Per la verdura invece il desiderio aumentava e accadeva sia a 5 che a 8 anni, perché il semplice fatto di vederla mangiare stuzzicava il desiderio di seguire l’esempio della ragazza dello schermo. E il gusto per la verdura aumentava ancora di più quando la signorina assumeva un’espressione deliziata.

CHE SCHIFO! – L’espressione schifata aveva effetto soprattutto per i cibi piacevoli come il cioccolato il cui desiderio calava soprattutto nel gruppo con 5 anni e un po’ meno in quello con 8. Per la verdura, invece, trattandosi di un alimento che in genere partiva già svantaggiato, il calo di gusto era meno significativo, essendo difficile far credere che un cibo sia più disgustoso di quanto già si pensi, tant’è che anche gli adulti reagivano allo stesso modo con una minima perdita di gradimento: evidentemente oltre un certo limite di rifiuto per la verdura non si può andare, a qualsiasi età.

I PICKY EATERS – Lo studio ha riguardato soggetti “normali” che davanti a un piatto di verdure storcono un po’ il naso, cosa che accade a molti bambini, ma anche a non pochi ragazzi e adulti, Non va dimenticato che esistono anche i bambini chiamati picky eaters, cioè mangiatori problematici che gli psichiatri americani progettano di inserire l’anno prossimo nel loro manuale DSM V° nel capitolo dei SED, acronimo di Selective Eating Disorders, cioè disturbi della selettività alimentare che riguardano bambini che mangiano solo patatine, solo pollo fritto, solo pizzette, eccetera e che poi continuano così per tutta la vita…. Basterà un bel sorriso anche per loro?

 

Fonte: Corriere della Sera

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